40 anni dal referendum sul divorzio in Valle Caudina

Il Caudino
40 anni dal referendum sul divorzio in Valle Caudina

Oggi è una  conquista acquisita. Ma, 40 anni fa ci fu una grandissima battaglia politica. Da una parte la Democrazia Cristiana ed il Movimento Sociale Destra Nazionale, istigati anche da parte della chiesa preconciliare. Dall’altra i partiti della  sinistra ma anche il partito liberale. Motivo del contendere la legge sul divorzio, approvata nel 1970 e che fu duramente messa in dubbio quattro anni dopo con un referendum abrogativo. Si votò il 12 ed il 13 maggio del 1974 e alla fine il referendum fu bocciato. Un referendum fortemente caldeggiato da Amintore Fanfani, la cui sconfitta rappresentò il suo passo di addio. La richiesta di abrogare la legge fu bocciata a larga maggioranza, ma il paese si presentò spaccato. Le regioni meridionali, tranne l’Abruzzo, votarono Sì al referendum, mentre quelle centrali e quelle settentrionali si espressero con un No che di fatto bocciava la richiesta di abrogazione della legge divorzile. Da segnalare la grande partecipazione alle urne degli elettori che raggiunse la percentuale di quasi il 90 per cento. Cifre che oggi, davvero ci sogniamo. Ma la passione politica, allora, era molto accesa ed anche la voglia di difendere una conquista civile che in altri paesi era stata già ottenuta. Ed  anche la Valle Caudina seguì la tendenza della Campania e votò Sì al referendum, tranne che in due comuni: Montesarchio e San Martino furono  gli unici due paesi dove il No trionfò. C’è una ragione storica  profonda per questo successo. A Montesarchio fortissima era la tradizione liberale che, sommandosi con i partiti della sinistra, vinse la battaglia. A San Martino, invece, radicata era la forza della sinistra ed anche un certo anticlericalismo, abbastanza virulento. In tutti gli altri paesi, invece, nonostante la mobilitazione dei militanti, Mamma Dc e la Chiesa ebbero la meglio. Da segnalare, sempre per la Valle Caudina, che la campagna referendaria vide, forse, per la prima volta, tante donne impegnarsi in prima persona nell’agone politico.

Peppino Vaccariello