7 ottobre 1993: Errico Madonna è un morto che cammina

Il Caudino
7 ottobre 1993: Errico Madonna è un morto che cammina

Cervinara. Una grandinata di piombo raggiunse Errico Madonna. I colpi esplosi furono tantissimi, almeno trenta: nove di questi raggiunsero il “consigliori” di Cutolo, uno alla testa, come se fosse stato un colpo di grazia.
Purtroppo, fu colpito anche Carmine Brevetti che non aveva nulla da spartire con l’ex avvocato.
Fu trasportato presso l’ospedale Rummo di Benevento da un’auto che arrivò sul luogo subito dopo il raid ma dopo poco spirò. Madonna aveva paura di essere ucciso e in quei giorni, quando camminava per le strade di Cervinara, in modo vile e cattivo, cercava sempre di accompagnarsi con qualcuno.
Così sperava di poter evitare il raid, l’azione eclatante, ma avvenne in quella prima serata del 7 di ottobre del 1993. Madonna stava rincasando nella sua abitazione di via Del Balzo e prese sotto braccio due persone; la terza scampò per miracolo all’agguato ma non avrebbe mai più scordato quei minuti di fuoco neanche fosse tornata la guerra.
Si era sul far della sera poco dopo le 20 ma i lampioni ancora non venivano accesi poiché erano tarati sull’ora solare e cominciava a far buoi presto, da via dei Monti sbucò una moto che girò a sinistra verso via Del Balzo a grande velocità.
Il centauro faceva da battistrada, inquadrò Madonna, girò a destra e fece il giro per San Potito.
Da notare che solo da pochissimi giorni erano stati istituiti i nuovi sensi unici, segno che i sicari avevano studiato molto bene il percorso.
Dopo pochissimi minuti, mentre piazza Municipio si stava svuotando per l’approssimarsi dell’ora di cena, spuntò di nuovo la moto ma proprio attaccata a lei questa volta c’era un’auto di grossa cilindrata.
Quattro persone a bordo con il volto semi coperto. La vettura si inchiodò a pochi metri da Errico Madonna ed i due che lo accompagnavano; solo l’autista restò al suo posto, con il motore su di giri.
Scesero in tre, due armati di fucili a pompa ed uno di una beretta calibro nove.
In pochissimi minuti scaricarono le armi contro l’uomo di fiducia di Raffaele Cutolo.
La strada di via Del Balzo è molto stretta e l’eco dei colpi si sentì in tutta la zona centrale del paese.
Tanto che i pochi che erano rimasti al Trescine si gettarono a terra pensando che i colpi li stessero sparando a pochissimi metri. Non mancò il colpo di grazia, esploso con la pistola alla tempia. Sempre guidata dalla moto, l’auto con i sicari sparì nel buio.
Da allora, in 23 anni non si sono mai conosciuti i mandanti e gli esecutori.
Le indagini presero il via seguendo una pista locale che, però, non portò da nessuna parte.
Madonna, quando uscì dal carcere, chiedeva una sorta di pizzo, sopratutto a Cervinara.
Ma pensare che un uomo solo, piegato nel fisico, potesse impensierire il clan locale sembra davvero troppo.
Anche perchè, agguati del genere, svolti con tanta accuratezza nella storia della Valle Caudina non ci sono mai stati.
Ci doveva essere un’altra regia, altri ordini, probabilmente, legati ai grandi misteri che conosceva Errico Madonna. (Continua)

Peppino Vaccariello