Accadde oggi: 11 agosto 1953 moriva Tazio Giorgio Nuvolari

Veniva definito il mantovano volante

Redazione
Accadde oggi: 11 agosto 1953 moriva Tazio Giorgio Nuvolari

Accadde oggi: 11 agosto 1953 moriva Tazio Giorgio Nuvolari. Nuvolari nacque a Castel d’Ario, vicino Mantova, il 16 novembre 1892, da una famiglia agiata.

In casa regnava la passione per le biciclette ma Giorgio amava le due ruote a motore. Chiamato alle armi, durante la prima guerra mondiale divenne pilota della croce rossa. Tornato a casa dal fronte si sposò solo con il rito civile.

Debuttò nel 1920 al circuito di Cremona a cavallo di una Della Ferrera, che avrà un guasto e non gli farà finire la gara. Due anni dopo ricevette i primi successi, correndo circa 28 gare, il più delle volte in sella ad una moto.

Continuò a correre per la Bianchi con la sua “freccia celeste” , vincendo diverse gare come il titolo di campione italiano nella categoria 350. Ma lui continuava a pensare alla macchina, e nel 1927 comprò una Bugatti e fondò la scuderia Nuvolari.

Iniziò a gareggiare come pilota d’auto e partecipò alla Mille Miglia. Tre anni dopo l’Alfa Romeo lo ingaggiò. Nella squadra c’era anche Achille Varzi, suo compagno e avversario. Si dice che durante la Mille Miglia, all’alba, quando il sole non ancora si impennava nel cielo, Nuvolari spense le luci per non farsi vedere e superò Varzi, aiutato dalle tenebre.

L’aneddoto rimase nella storia e alimentò le voci sul conto di “Nivola” che iniziò a macinare vittorie su vittorie. La sua guida si fece via via più spavalda, quasi spericolata. In curva accelerava, e, quasi derapando, attraversava le curve con le ruote in alto.

Il “mantovano volante” iniziò ad avere fama anche nel nostro Paese. Il poeta D’annunzio gli regalò una tartaruga con la dedica «all’uomo più veloce l’animale più lento». Prenderà quell’animale come amuleto e lo terrà sulla maglia quando scendeva in pista.

Anche l’allora capo di stato Mussolini iniziò a lodarlo, e presto Nivola divenne il simbolo dell’Italia sportiva. Nel 1935 arrivò l’impresa più eroica di sempre: il successo al Gran Premio di Germania sul circuito di Nurburgring. Arrivò primo, battendo la Mercedes e Auto Union. All’ultimo giro era lontano trenta secondi dal primo ma riuscì a rimontare e a vincere, con un auto che sulla carta non avrebbe potuto competere con i gioielli tedeschi perché meno forte.

Nel 1936 vinse anche in America diventando l’eroe automobilistico dei due mondi. Il mantovano volante stava toccando il cielo con le dita mentre sfrecciava a bordo della sua P3 Alfa Romeo. L’anno dopo morì il primo dei suoi due figli, e intanto i suoi problemi di salute iniziarono ad acuirsi.

Le vittorie continuarono ad arrivare e trionfò a Monza con la tedesca Auto Union, a cui era passato da poco. Continuò a gareggiare finché potette, ma i fumi di scarico delle auto avevano danneggiato la sua salute e iniziavano a dargli la nausea.

Nel ‘47 anche il suo secondogenito morì e Nuvolari divenne triste, senza più un fisico eccezionale, senza gli occhi di falco, sempre meno sorridente con i denti stretti in bocca.

Nel 1950 gareggia per l’ultima volta in Sicilia. Arrivò primo di classe e quinto assoluto. Tazio Giorgio Nuvolari se ne andrà in silenzio l’11 agosto 1953, di martedì.

Ai funerali un’infinità di persone. Fu sepolto con la sua divisa da gara: maglia gialla e pantaloni azzurri, e la tartaruga per l’uomo più veloce al mondo.

Francesco De Lucia