Accadde oggi: 17 luglio 1928 muore Giovanni Giolitti
Fu certamente un politico dal doppio volto
Accadde oggi: 17 luglio 1928 muore Giovanni Giolitti. Giovanni Giolitti è stato uno dei grandi politici italiani, è stato a capo del Paese come presidente del consiglio e il suo periodo di attività è ricordato come età giolittiana. Nonostante le diverse critiche, Giolitti portò sempre avanti una politica fatta di riforme sul piano economico, sociale e culturale
Le origini dello statista
.Giovanni Giolitti nasce a Mondovì il 27 ottobre 1842, si laurea poi in giurisprudenza nel 1860. Giovanni aveva delle ottime doti, e in breve tempo fece una brillante carriera amministrativa.
Nel 1862 inizia a lavorare nel Ministero di Grazia e sette anni più tardi passerà al Ministero delle Finanze. Durante il secondo governo Crispi fu nominato Ministro dei Tesori. Quando nel 1892 cadde il governo Rudinì, il re Umberto I lo incaricò di formare il suo primo Governo, che però vide le sue dimissioni solo un anno dopo a causa dello scandalo della Banca Romana.
Nel periodo che intercorre tra il 1901 e il 1903 al governo ci fu Zanardelli che fu costretto a dimettersi perchè troppo anziano e fu nominato Giolitti primo Ministro. Quando salì al governo per la seconda volta, Giovanni Giolitti capì i problemi che attraversavano il nostro Paese e attuò una serie di riforme che portarono alla stabilità.
Si rese conto che per annullare il malcontento dei socialisti e dei lavoratori, bisognava che lo stato garantisse delle buone condizioni di lavoro. Creò, quindi, enti in favore dei lavoratori e dei migranti e allargò il suffragio.
Anche in campo sociale ci furono una serie di riforme: il nuovo capo del governo comprese la validità degli scioperi per motivi economici, assicurando quindi la libertà di lavoro e tutelando il lavoro delle donne e dei bambini. Il paese durante il suo periodo di attività ebbe un’impennata, con un ampliamento della rete ferroviaria e del sistema idroelettrico.
Iniziarono con lui di nuovo le operazioni di conquiste coloniali e infatti furono riprese alcune terre che andarono poi a costituire la Libia italiana. Ma, nel 1912, i cristiani ritornarono in politica, poiché il rafforzamento dell’ala socialista aveva preoccupato questi ultimi. Nel paese iniziarono di nuovo ad accendersi i contrasti e così nel 1914 Giolitti dovette cedere il passo in favore del conservatore Antonio Salandra. Dopo le sue dimissioni continuò a lavorare nella politica e si spense il 17 luglio 1928 stroncato da una polmonite.
Durante il governo di Giolitti l’Italia conobbe un periodo di sviluppo sociale e soprattutto industriale ma il Paese, in realtà, era spaccato in due. Il capo del governo infatti garantì possibilità e diritti solo nella parte nord dello stivale, trascurando completamente il mezzogiorno.
Il sud con lui rimase sempre povero e arretrato, e molto legato alle tradizioni. Giovanni Giolitti ne approfittò di questa situazione manipolando le elezioni e facendo eleggere uomini a lui fedeli. Questo è il doppio volto di Giolitti, un politico che è riuscito a lanciare l’Italia verso uno sviluppo economico, ma un politicante che non garantì le condizioni di benessere a tutti i cittadini italiani, facendo del sud un luogo in cui esercitare i propri interessi.