Accadde oggi: il 10 luglio 1976 il disastro di Seveso

Si tratta del più grande disastro ambientale del nostro paese

Redazione
Accadde oggi: il 10 luglio 1976 il disastro di Seveso

Accadde oggi: il 10 luglio 1976  il disastro di Seveso. Seveso è un comune italiano situato in Lombardia, nella provincia di Monza. All’epoca, nel vicino comune di Meda, vi era un impianto chimico della società elvetica ICMESA.

Una linea dell’impianto era dedicata alla produzione di un prodotto utilizzato come antisettico, diserbante, fungicida e disinfettante. Proprio quest’ultima ebbe un problema col sistema di controllo della temperatura che causò il surriscaldamento del reattore, che era spento poiché quello era un sabato.

I sistemi di contenimento cedettero e, sotto forma di fumo, tonnellate di materiale fuoriuscirono. La nube di fumo arrivò fino all’abitato di Seveso, Cesano Maderno e Desio.

L’esplosione per fortuna fu evitata, ma il surriscaldamento del reattore provocò la creazione di diossina, una sostanza che all’epoca era poco conosciuta.

La quantità sprigionata  si aggirava intorno ai 15-18 kg. Il quantitativo di materia tossica fu poco, ma fu proprio quel poco a causare danni gravissimi alla popolazione e ai terreni circostanti.

Nelle prime ore gli abitanti lamentarono bruciore degli occhi, secchezza delle fauci con difficoltà respiratorie, le foglie delle piante iniziarono a perdere colore e ad appassire.

Le istituzioni furono avvisate molto tardi, 8 giorni dopo vennero fatte le analisi che confermarono che la sostanza sprigionata era diossina. Il territorio fu diviso in zone, quelle più a rischio furono evacuate il 26 luglio, circa due settimane dopo l’accaduto.

La zona era altamente inquinata e ad aiutare le autorità ci fu anche il supporto di enti ed esperti internazionali come il professore vietnamita Ton That Thut   che aveva studiato gli effetti della diossina dopo il massiccio uso di Agente Arancio da parte degli americani nella guerra in Vietnam.

Questa nuova sostanza poteva portare una malformazione dei feti, alla luce di ciò fu consigliato, per chi volesse,  la pratica dell’aborto per le donne in gravidanza, curiosa come cosa poiché l’interruzione della gravidanza all’epoca costituiva un reato.

Furono compiuti studi anche sui terreni, siccome la diossina è un agente cancerogeno per la terra, e infatti venne fuori che la materia si era depositata nei primi 30 cm di terreno. Le aree vennero bonificate, le strutture contaminate vennero dismesse e rimosse.

I rifiuti vennero interrati in delle vasche antisismiche, dove adesso sorge un piccolo bosco nel cuore della Zona A. Il polmone verde è dedicato alla memoria dei fatti accaduti in quel luglio del 1976.

Negli abitanti ci furono inizialmente gravi problemi di circolazione e negli ultimi 25 anni si è verificato un aumento di casi di linfomi, un numero impressionante.

80.000 capi di bestiame furono abbattuti e diverse piantagioni e piante furono sradicate. Dopo i fatti di Seveso l’UE approvò la direttiva Seveso, in cui si precisavano le regole per la gestione di aziende pericolose: individuare i rischi connessi e comunicarli alle autorità locali per agire al meglio in caso di pericolo.

Il disastro dell’ICMESA è il più grande disastro ambientale italiano, Seveso è stata denominata la “Chernobyl italiana”, anche se la tragedia ucraina avvenne 10 anni più tardi.

Le persone del posto ricevono ancora controlli, e hanno un alto rischio di contrarre tumori; adesso, dopo quasi 50 anni, finalmente iniziano a respirare quella normalità che gli era stata tolta dopo quella catastrofe.

Francesco De Lucia