Accadde oggi: il 22 luglio 2001 veniva a mancare Indro Montanelli
Aveva 92 anni ma è rimasto lucido ed ha scritto sino alla morte
Accadde oggi: il 22 luglio 2001 veniva a mancare Indro Montanelli. Indro Montanelli nacque a Fucecchio, in Toscana, il 22 aprile del 1909. Il nome Indro deriva da una divinità induista, Indra. Il padre, appassionato classicista, scelse questo nome. Il futuro giornalista rimane a Fucecchio per poco, perché costretto a girare a causa del lavoro del padre che faceva il professore.
Nonostante la lontananza da quella brulla Toscana, Indro porterà dentro di sé dei tratti di quelle terre: la durezza, l’individualismo e l’aspetto conservatore. Negli anni ‘30 segue il regime e sostiene gli ideali fascisti. Entra poi in contrasto con quest’ultimo e viene escluso dall’albo dei giornalisti.
Viene inviato in Estonia come professore d’italiano e al suo ritorno è ingaggiato da Il Corriere della Sera. Continuerà a lavorare per questa testata fino al 1973 quando dopo alcuni dissidi, lasciò il suo posto e fondò il suo quotidiano: Il Giornale Nuovo.
Nel 1977, pieno periodo degli anni di piombo, Montanelli subisce un attentato dalle Brigate Rosse che lo gambizzano Lo stesso anno Berlusconi offre un finanziamento al suo giornale, Il direttore accetta e Berlusconi diventa l’editore. Dopo l’entrata in politica negli anni 90 dell’imprenditore milanese, Montanelli muoverà alcune critiche al suo riguardo ed entrerà in contrasto con lui.
Così abbandona il Giornale e crea una nuova testata, la Voce, che però verrà chiuso quasi subito. Torna alle origini e inizia a scrivere di nuovo per il “Corriere” e in contemporanea anche per il settimanale Oggi. Debutta anche in TV come commentatore in trasmissioni giornalistiche spesso su questioni politiche. Morirà nel 2001 nella Clinica La Madonnina, a seguito di un’infezione alle vie urinarie.
Il grande giornalista soffriva di depressione che, a fasi alterne, ha caratterizzato la sua vita e che molte volte lo ha costretto a fermarsi. Alcuni vedevano questo come un segno di fragilità, altri come un segno di forza che faceva di lui un “uomo tutto di un pezzo”.
Montanelli era tutt’altro che uno tutto di un pezzo, era una mente fluida con ideali che affondavano radici da diverse parti. Era di certo un conservatore, questo era innegabile, ma rimaneva favorevole al divorzio e contrario alla pena di morte.
Durante i primi anni di attività giornalistica ci sono stati diversi punti che hanno fatto storcere il naso. Nei suoi primi articoli si professava un fascista convinto, tesseva le lodi di Mussolini e in alcune parti si potevano leggere anche dei cenni a degli ideali antisemiti.
Inoltre durante il suo periodo in Etiopia ricorderà di essersi sposato con una dodicenne etiope, pratica in uso in quelle terre. Dopo il conflitto e durante gli anni della guerra fredda criticherà, talvolta ingiustamente e aspramente, la sinistra e i comunisti.
Ma Montanelli non era un fascista, di certo seguiva degli ideali di una destra anacronistica ma senza perdere d’occhio il progresso, il che lo rendeva un liberale a tutti gli effetti. Oltre al Montanelli politico bisogna ricordare quello giornalistico, quello della satira sulla società milanese troppo occupata a lavorare.
Il suo stile disteso aveva, spesso, come punto focale, la psicologia di un personaggio senza mai perdere quello scetticismo di fondo, rivoluzionando a pieno la scrittura di un articolo.