Accadde oggi: il 26 giugno 1967 muore don Lorenzo Milani

Resta un caposaldo della cultura italiana

Redazione
Accadde oggi: il 26 giugno 1967 muore don Lorenzo Milani

Accadde oggi: il 26 giugno 1967 muore don Lorenzo Milani. 26 giugno 1967, nella sua casa a Firenze, muore Don Lorenzo Milani. Don Lorenzo Milani nacque a Firenze il 27 Maggio del 1923.

E’ il periodo d’inizio del ventennio fascista, della marcia su Roma e la famiglia Milani vive giorni bui. I genitori del piccolo Lorenzo sono antifascisti, odiavano il governo Mussolini; la mamma era un’ebrea e con la crescita dell’antisemitismo fascista, fu costretta a battezzare, nel 1930, i suoi tre figli.

I genitori si impegnarono per dare una cultura solida ai loro pargoli ,e speravano di vederli andare all’università per laurearsi ed andare via dal paese. Lorenzo era un ragazzo piuttosto deciso: lui non farà l’università.

Si avvicinò al mondo religioso, incontrò don Raffaele Bensi e frequentò assiduamente la sua casa. Don Raffaele ricorderà quel periodo così: “Passò luglio, agosto, settembre. Lorenzo veniva quasi tutti i giorni a trovarmi. Si fece una cultura intensiva di cristianesimo che per lui era una cosa nuovissima”.

Deciso a seguire la sua vocazione, quel giovane testardo entrò nel seminario di Cestello di Oltrarno, a Firenze. Qui tra inverni gelidi e fame cronica, venne fuori il carattere di Don Milani: un ragazzo silenzioso che rispetta le regole del seminario ma che si fa sentire quando si parla di tematiche attuali e sociali.

Durante il suo periodo a Cestello di Oltrarno emerse, quindi, il suo carattere anticonformista, e i suoi compagni di corso lo criticarono e misero in giro pettegolezzi falsi sul suo conto. Nonostante ciò Lorenzo divenna prete il 13 Luglio 1947, e venne inviato nella Parrocchia di San Donato di Calenzano.

La parrocchia aveva pochi seguaci e il cappellano non si fece prendere dallo sconforto: in sella alla sua bici andava di casa in casa a cercare i suoi fedeli. Offriva alle famiglie la parola del Signore e dava loro un esempio di vita povera.

Iniziò anche una scuola serale, cercava i ragazzi di casa in casa. La sua scuola non prevedeva alcun obbligo religioso, così lui disse al riguardo”Vi prometto davanti a Dio che questa scuola la faccio soltanto per darvi l’istruzione e che vi dirò sempre la verità d’ogni cosa, sia che faccia comodo alla mia ditta (la Chiesa), sia che le faccia disonore”.

La sua ditta, però, s’infuriò e lo spedì a Sant’Andrea a Barbiana, frazione del comune di Vicchio del Mugello (Firenze), la cui parrocchia era formata da un centinaio di fedeli.

La chiesa l’aveva messo in esilio, ma Don Lorenzo continuò la sua opera. Aprì la scuola serale a Barbiana, le materie erano le più disparate, avvicinò i ragazzi alla lettura dei classici ma li aiutò anche con insegnamenti di vita pratici.

Aprì un’aula nella canonica della piccola chiesetta del paese, e appese al muro il motto americano “I care”, ovvero “m’interessa”, “mi sta a cuore”.

Il parroco pubblicò “Esperienze Pastorali” , un libro in cui indicava l’importanza dell’istruzione e l’esigenza di una Chiesa che aiutasse ed amasse i suoi poveri. La lettura venne sconsigliata dal Sant’Uffizio; nel 1965 fu anche denunciato per apologia di reato.

Don Milani era da tempo malato di un linfoma di Hodgkin, che non gli permise di portare a termine la sua battaglia contro la sua “ditta”. Il prete si spense nella sua casa a Firenze il 26 giugno 1967, ai suoi funerali c’erano tutti i suoi ragazzi e poche altre persone.

La storia di Don Milani è lo spaccato di un’Italia fatta di ipocriti benpensanti che guardavano alla cultura come un male da tenere nascosto e che definivano Don Milani un agitatore, colpevole di aver dato la parola agli ultimi e di aver dato loro l’unica arma che potevano usare per difendersi: il sapere.