Accadde oggi: Il 3 agosto 1936 Jesse Owens vince i 100 metri alle olimpiadi di Berlino
L'atleta vinse quattro medaglie sotto gli occhi di Hitler
Accadde oggi: Il 3 agosto 1936 Jesse Owens vince i 100 metri alle olimpiadi di Berlino. Oggi parliamo di un altro atleta che ha cambiato il mondo dello sport. Jesse Owens, l’americano che ha battuto ogni tipo di record, sia quelli morali che quelli su carta.
Owens era un ragazzo afro americano nato nel 1913. La sua famiglia era povera e si trasferirono in Ohio alla ricerca di fortuna, perché quelli erano gli anni della grande depressione.
In America l’accettazione della comunità afro era ancora lontana, di lì a pochi anni, molti gruppi sotto il nome del Ku Klux Kla, sarebbero nati. James, nome di battesimo dell’atleta, ebbe la fortuna di andare a scuola, e lì iniziò a essere chiamato Jesse.
Il ragazzo si diede da fare, cercò di aiutare la famiglia e trovò un lavoro in un negozio di scarpe. Amava lo sport della corsa e, tra una pausa del lavoro e l’altra, si allenava. I suoi sforzi portarono frutti nei campionati nazionali studenteschi del 1933, quando si fece notare nella corsa e nel salto in lungo
. Due anni dopo, e svariati allenamenti dopo, nel 1935 al Big ten meet (competizione sportiva tra università) in soli 45 minuti stabilì sei nuovi record in diverse discipline. Quei 45 minuti passeranno alla storia come uno dei momenti più belli della storia dello sport, rimanendo impressi nella memoria di molti.
Jesse nel ’36 volò a Berlino per le Olimpiadi. In Germania il capo di stato era Hitler, quello era il periodo dell’assolutismo nazista, la guerra era lontana ma si sentiva già l’odore.
L’atleta americano superò ogni aspettativa e portò a casa 4 medaglie d’oro, dominando nei cento e duecento metri, vincendo nel salto il lungo e nella staffetta 4×100. Qui segnò un altro record per il maggior numero di ori vinto in un’ olimpiade, numero che verrà raggiunto solo da Carl Lewis nel 1984. Inoltre Owens mandò all’aria tutte le ideologie sulla superiorità della razza bianca che la Germania aveva sviluppato.
L’antilope d’ebano forse non era ancora conscio della sua impresa e del suo significato. Tornato in patria non ci fu nessuno ad accoglierlo, il presidente non si curò minimamente di riavere con lui il campione afro. Il successo di Jesse calò di lì a poco e lui si ritrovò a fare diversi lavori, dei più disparati.
Arrivò addirittura a vendere il suo talento in spettacoli da circo in cui correva contro dei cavalli puro sangue. Dovette aspettare gli anni 50 quando il nuovo presidente Heisenhower lo nominò ambasciatore dello sport. Tuttavia abbandonerà il mondo sportivo definitivamente e andrà in giro per il paese a narrare le sue esperienze.
Dai suoi racconti emergerà sempre la sua purezza e la sua onestà. Nel periodo dell’attivismo nero, Jesse Owens sarà inizialmente contrario, anche per quanto riguarda l’Olimpiade di Messico del ’68, protagonista della foto dei due atleti neri sul podio con il pugno in alto.
Owens poi rivedrà le sue opinioni e si schiererà a favore della lotta per i diritti dei neri, e si definirà un “codardo” per la sua scelta precedente. L’antilope intanto era diventato un fumatore incallito, e passò gli ultimi anni facendo fuori e dentro gli ospedali. Si spegnerà il 31 marzo del 1980 a causa di un maledetto cancro ai polmoni. Pochi, o quasi nessuno, hanno lottato contro la tirannia, la povertà, e i pregiudizi della gente come ha fatto Jesse Owens.