Accadde oggi: il 30 giugno nasce Zeno Colò
Si tratta del più grande sciatore italiano
Accadde oggi: il 30 giugno nasce Zeno Colò. I l 30 Giugno 1920 nasce Zeno Colò, il più grande sciatore italiano
In località la Consuma nel comune di Abetone, in provincia di Pistoia, nasce il 30 giugno del 1920, Zeno Colò. La sua famiglia è di umile origini, il padre lavora i boschi e Zeno lo aiuta a trasportare la legna.
Il papà costruisce degli scii rudimentali di legno e li regala al figlio, che se ne innamora. Per muoversi, in quelle zone fredde, gli scii erano fondamentali e per Colò divennero prima di tutto uno strumento di “lavoro”, infatti li usava per dare una mano al padre per tagliare la legna e andar più veloce.
In questo modo riuscì ad allenare il fisico allo sforzo degli scii e a forgiare le gambe d’acciaio che lo caratterizzeranno.
Durante la seconda guerra mondiale il paese di origini di Zeno diventa un importante centro sciistico e il giovane, partecipando prima a gare juniores, riesce ad entrare a far parte degli alpini nella Scuola centrale militare di alpinismo di Aosta.
Nel 1941 partecipa ai campionati nazionali assoluti di guerra e s’impone nelle tre prove scii, la guerra però avanza e le attività sportive s’interrompono del tutto.
Colò fa parte di quel gruppo di alpini, guidati da Massimo Gagnoli, che si consegnarono alle autorità svizzere.
Le sue qualità sportive insieme a qualche aiutino da persone importanti, gli resero l’internamento più dolce e poco dopo venne trasferito per gareggiare. Finita la guerra Zeno torna a casa e passa l’inverno a Madesimo dove gareggia con l’omonimo scii club e riesce anche a vincere qualche gara.
Torna al suo paese di origine e viene convocato in nazionale, dove subito si fa valere con un terzo posto nella combinata del Lauberhorn. Nonostante la gara non fu vinta dall’italiano, quel terzo posto andava a sconfiggere la superiorità transalpina nello sport degli scii.
Nel 1947 il nome di Zeno Colò e su tutti i giornali. Quel giovane sciatore era riuscito a fare il record sul chilometro lanciato, sulle nevi del Plateu Rosa a Cervinia, percorrendo i cento metri cronometrati e raggiungendo la velocità record di 159,292 chilometri l’ora.
Ma non solo, infatti riuscì a completare l’impresa con un equipaggiamento misero: ad accompagnarlo c’erano degli scii di legno vecchi e rudimentali.
Nello stesso anno conquista la discesa di Lauberhorn che l’anno prima aveva solo sfiorato e si candida come uno dei migliori sciatori della penisola.
Nel 48 arrivano i giochi olimpici: Colò partecipa da favorito ma purtroppo riceve dei risultati pessimi con pesanti sconfitte e diverse cadute. Questo gli da la forza per riprendersi e dare il suo massimo.
Si ritira nei boschi dell’Abetone, e ricco di delusione per gli scarsi risultati olimpici, si allena e partecipa a diverse gare.
La freccia dell’abetone ha un fisico eccezionale ed è dotato di uno stile spericolato unico, lui è scorbutico e taciturno come il tipico montanaro, ma è un ragazzo piuttosto determinato. La sua determinazione gli fa vincere molte gare e alla soglia dei trent’anni è un campione, ma ciò che gli manca è il successo sulle piste olimpiche.
Nel 1950 ad Aspen, in Colorado, si svolgono i primi giochi mondiali di scii del dopoguerra: qui la freccia dell’Abetone è scatenato e conquista due ori e un argento. Il suo stile di scii grezzo e spericolato si è affinato e il New York Times lo definisce il ritratto della grazia.
Partecipa poi ai campionati nordamericani e anche qui riceve una serie di medaglie d’oro in particolare nella discesa. La stagione agonistica del 1951 sarà un po più asciutta per l’atleta che sogna sempre di più la medaglia olimpica. A 32 anni nel 1952 partecipa alle Olimpiadi di Oslo dove gareggia come favorito.
Finalmente Colò riesce a farsi valere e nella discesa conquista l’oro. Potremmo definire il titolo di Oslo come il suo canto del cigno, infatti negli anni successivi conquisterà altri successi anche nei campionati italiani e mondiali ma diventerà sempre più stanco e non parteciperà neanche alle olimpiadi del 1956.
Viene anche nominato Cavaliere della Repubblica da Luigi Einaudi, ma neanche quello riesce a lenirgli il dolore per la mancata partecipazione ai giochi olimpici che si svolsero in Italia.
Dopo il ritiro Zeno Colò vivrà in maniera umile con la moglie , supervisionando le piste dell’Abetone e spostandosi sui ghiacciai delle Alpi nell’estate.
Non divenne mai ricco per davvero e continuò sempre a sciare, nel 87 gli viene diagnosticato un tumore ai polmoni e non può permettersi le cure. Viene aiutato dall’Onorevole Colucci ma morirà poi il 12 Maggio 1993 all’ospedale di San Marcello Pistoiese. Tutti piangono la Stella di Aspen.
La storia di Zeno Colò è la storia di un uomo taciturno e testardo che è diventato un campione degli scii. Il suo successo è dovuto anche ad un’etica del lavoro, infatti il Falco di Oslo si allenava di continuo, era abituato allo sforzo e alla fatica grazie anche al lavoro di taglialegna che aveva fatto in gioventù e che aveva dosato tra un allenamento e l’altro.
Il suo stile, pur essendo primitivo e sgraziato, era uno stile aereodinamico con una posizione raccolta che ha preparato le basi per la nascita del moderno discesismo, inventando quella posizione a “uovo” che caratterizza tutt’oggi lo stile di tutti i discesisti.