Accadde oggi: l’arresto di Enzo Tortora, una ferita ancora aperta
41 anni fa il più clamoroso caso di errore giudiziario dell'Italia repubblicana
Accadde oggi: l’arresto di Enzo Tortora, una ferita ancora aperta. Oggi, 41 anni fa, veniva arrestato Enzo Tortora. Sono appena passate le 4 del mattino del 17 Giugno 1983, la polizia entra al Plaza Hotel di Roma e arresta il presentatore Enzo Tortora.
Le accuse
Le accuse sono spaccio di droga e affiliazione alla camorra. Inizia così il famoso “caso Tortora”, uno dei più noti se non il più noto caso di malagiustizia in Italia.
Enzo Tortora noto presentatore televisivo, ideatore del programma Portobello e conduttore de La Domenica Sportiva, viene arrestato quella notte, e sempre quel 17 Giugno vennero arrestate altre 856 persone tutte accusate di fare parte della camorra.
L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, però presentava delle inesattezze: 144 persone di quelle arrestate, erano omonimi di presunti affiliati alla NCO. Intanto l’Italia, vista la notorietà del presentatore, si spaccò in due tra innocentisti e colpevolisti.
Il nome di Tortora fu fatto da due pentiti Giovanni Pandico detto “o pazz” e e Pasquale Barra. Pandico mise Tortora al 66esimo posto tra i presunti affiliati alla camorra. Successivamente fu trovata un’altra prova che incastrava il conduttore: un’agenda nella quale vi era il nome di Tortora e un numero di telefono. Successivamente si scoprì che il nome segnato era quello di Enzo Tortona, un venditore di bibite salernitano. Giorgio Bocca definì la vicenda Tortora “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso nel nostro Paese”.
Si scoprì poi che Pandico, detto “o pazz” anche a causa della sua schizofrenia, aveva fatto il nome di Tortora per punirlo perché tempo prima lo stesso presunto pentito aveva inviato dei centrini al conduttore che dovevano essere mostrati nella trasmissione Portobello, ma questo non successe.
Pandico allora iniziò a scrivere una serie di lettere al conduttore, ne divenne ossessionato, in cella non parlava d’altro. Nonostante alcuni vuoti nelle indagini Enzo Tortora venne condannato a dieci anni di carcere.
Riuscirà a liberarsi dalla pena definitivamente nel 1987 quando la corte di cassazione lo riconoscerà innocente e lo assolverà Ma quell’infausto destino aveva riserbato altro per lui, infatti Enzo Tortora dopo aver riacquistato le forze ed essere ritornato in TV e iniziato anche una carriera politica, verrà stroncato da un tumore polmonare il 18 Maggio 1988, nella sua casa a Milano.
Erano passati solo 4 anni dal suo arresto. Negli anni dell’arresto Tortora divenne un vero e proprio martire dei Mass Media, la TV trasmetteva di continuo le immagini della sua cattura e i giornalisti andavano alla ricerca di scoop falsi che misero sotto attacco l’immagine professionale e umana del conduttore.
Alcune firme più note presero le sue difese, come Enzo Biagi che fu il primo a spendersi pubblicamente per Tortora, scrivendo finanche una lettera indirizzata al Presidente Pertini.
Orrore giudiziario
Il caso Tortora rimane il più noto errore o meglio orrore giudiziario, così definito dal suo avvocato difensore, Raffaele Della Valle, dell’Italia del XX secolo.
L’impatto fu così grande che con il referendum abrogativo del 1987 fu introdotta la responsabilità civile dei magistrati, nel 1988 venne approvata la legge Vassalli che fa ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato, ma sullo Stato. Da segnalare, infine che Tortora nel 1984 fu eletto al Parlamento Europeo nella fila dei Radicali, ma rinuncio alla immunità parlamentare.