Alla scoperta della Valle Caudina: il turismo enogastronomico e quello culturale e sportivo

Redazione
Alla scoperta della Valle Caudina: il turismo enogastronomico e quello culturale e sportivo

Alla scoperta della Valle Caudina: il turismo enogastronomico e quello culturale e sportivo. Dimenticate la nouvelle cuisine alla parigina e dimenticate pure i ristoranti stellati delle grandi città: nella Valle Caudina si mangia sano, si mangia bene e si mangia semplice!

Una valle, questa, che prende il nome dalle Forche Caudine, luogo della storica sconfitta dei romani ad opera dei Sanniti. Tra le province di Avellino e Benevento, tra la catena montuosa del Partenio e il massiccio del Taburno, la cultura contadina e quella pastorizia fanno di ingredienti di qualità e a km zero la base di una cucina povera, ma straordinaria, al punto da attrarre turisti e curiosi da tutta la regione e da tutta Italia. Durante tutto l’anno.

Le proposte culinarie della valle Caudina

In prossimità del Natale, le massaie e i “piccoli” ristoratori della valle, ad esempio, partono dal brodo di cappone, aggiungono polpette, formaggio, uova e gambi di carciofo e preparano la zuppa di cardone.

Tra giovedì e martedì grassi, il  menù non è di certo più leggero: lasagne, gnocchi, polpette e tracchie, salsicce al sugo per il pranzo, migliaccio, chiacchiere e sanguinaccio come dolce.

In ogni periodo dell’anno, ogni casalinga caudina, poi, sa preparare diversi tipi di pasta fatta in casa: fusilli, cicatielli, tagliatelle, lagane, … (ça va de soi che la ricetta non vi sarà mai rivelata!), da condire con salsa o ceci.

Sulle tavole di una valle ad economia contadina e pastorizia, non possono mancare le carni: vitelloni bianchi dell’Appennino Centrale (qui, pascolano vacche di razza Chianina, Marchigiana e Romagnola), caprini, suini e il rinomato agnello Laticauda di S. Croce del Sannio.

Come vengono cucinate le carni? Nel modo più semplice: su fuochi a legna, rigorosamente aromatica; oppure vengono preparati i mugniatielli, saporitissimi involtini con interiora di agnello; il tutto da annaffiare con vini robusti, come i rossi Solopaca, Aglianico e Taurasi o il bianco Falanghina.

Particolarmente diffusi gli insaccati, nei decenni e secoli passati consentivano di conservare a lungo la carne anche in assenza di celle frigorifere: la fama dei prosciutti di Pietraroja oggi varca ampiamente i confini regionali.

Perché vi possiate alzare da tavola ben sazi, i ristoratori della valle Caudina vi faranno accompagnare la carne con friarielli, peperoni imbottiti, funghi porcini di Cusano Mutri e carciofi di Pietralcina, ovviamente fritti; gusterete il formaggio locale, il caciocavallo silano DOP da condire con l’olio delle colline beneventane o con l’olio Sannio Caudino Telesino.

Il torrone del Sannio va accompagnato dal moscato sannita, mentre come digestivo non può mancare lo Strega, liquore preparato da oltre 160 anni nel Sannio, distillando oltre 50 tipi di erbe differenti!

Il turismo culturale, religioso e architettonico nella Valle Caudina

I turisti che arrivano nella valle Caudina non restano solo per sedersi a tavola, ma anche per godere di paesaggi, sentieri e vette che non hanno nulla da invidiare ad altre regioni d’Italia.

Durante l’anno, una serie di eventi, rievocazioni storiche di leggende locali, manifestazioni religiose, celebrazioni di patroni e rassegne agroalimentari attraggono i turisti, che arricchiscono le proprie giornate in valle visitando i centri storici, le basiliche e i castelli risalenti ai secoli passati.

E nei momenti di pausa, tra una cattedrale e una roccaforte medievale, è sempre possibile rilassarsi giocando sui siti dei Casino non AAMS affidabili e con licenza.

Il turismo culturale, religioso e architettonico nella valle Caudina

Tra i sedici centri che rientrano nel comprensorio, San Martino Valle Caudina merita sicuramente una visita. Arrivando in paese, si possono ammirare il Palazzo Ducale Pignatelli della Leonessa, risalente al Seicento, e il Palazzo del Balzo, dalla cui posizione sopraelevata è possibile ammirare il Castello Pignatelli, fortezza medievale, attorno alla quale si è sviluppato, nel corso dei secoli, il centro di San Martino.

Per gli amanti del turismo religioso, non si possono trascurare il Convento di Santa Caterina, un complesso benedettino, con un chiostro quadrangolare; la piccola Chiesa di San Martino Vescovo e la Collegiata di San Giovanni Battista.

Il resto della valle propone svariate attrazioni turistiche. Il centro di Cervinara, ad esempio, ospita l’Abbazia di San Gennaro, il Palazzo Marchesale, la Cappella gentilizia di Borgo Pirozza, la Chiesa di San Nicola di Bari e il Castello medievale.

A Montesarchio, meritano sicuramente una visita il centro storico con la piazza Umberto I e la Torre di origine medievale, che oggi ospita il Museo archeologico nazionale; l’Abbazia di San Nicola e le tre chiese San Francesco, Santissima Trinità e Santissima Annunziata.

Da ultimo (ma ogni paese della Valle Caudina meriterebbe una visita), vogliamo citare il centro di Sant’Agata de’ Goti, con il Palazzo San Francesco, il Castello Ducale, il Duomo, il punto panoramico Costone tufaceo e il lavatoio Reullo, con un arco gotico che racchiude la struttura originaria risalente al XIV secolo.

Il turista sportivo: trekking e mtb tra prati e boschi

Gli amanti della natura, del trekking e della mountain bike possono partire alla scoperta dei due principali parchi della valle Caudina.

Il primo è il Parco Taburno Camposauro con i suoi numerosi sentieri di trekking, che ricopre, nella parte nord della valle, oltre 12 mila ettari di territorio e ospita circa 35 mila abitanti. Sono 14 i comuni che ricadono al suo interno, tra cui i già citati Montesarchio e Sant’Agata de’ Goti, ma anche Moiano, Buccciano e Bonea. Ben tre cime svettano oltre i 1.100 metri: Taburno (m. 1394), Camposauro (m. 1388) e Pentime (m. 1170).

Oltre gli ottocento metri di altitudine si estendono boschi di querce, castagni, faggi e abeti bianchi, mentre dalla cima del massiccio del Taburno hanno origine le sorgenti del Fizzo, la cui acqua arriva direttamente alla Reggia di Caserta!

Il Parco del Partenio si posiziona a sud est del Taburno e occupa una superficie di quasi 15 mila ettari, ricadenti nel territorio di una ventina di comuni. Il parco, per la propria conformazione caratterizzata da tre dorsali montane e da una serie di valloni, è estremamente ricco di corsi d’acqua, prevalentemente torrenti. Nei sottoboschi di castagno, si raccolgono le erbe medicinali impiegate per la distillazione dello Strega.

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