Alto Calore Servizi: debiti per 127 milioni di euro, i sindaci Udc all’attacco

Redazione
Alto Calore Servizi: debiti per 127 milioni di euro, i sindaci Udc all’attacco

Riceviamo dai sindaci dell’Udc che fanno parte dell’assemblea dell’Alto Calore Servizi  la nota che pubblichiamo indirizzata all’assemblea dei soci dell’ente idrico

Sono trascorsi quatto anni di gestione, caro presidente e, al netto dei tuoi sempre imminenti, strategici, progetti per salvare l’azienda, di “possibili svolte” di fatto nessun intervento concreto è stato prodotto; in materia di trasparenza degli atti del CdA e sul progetto riorganizzativo della società si evidenziano gravi lacune.
I continui incrementi tariffari e la mancanza di quei correttivi promessi per andare incontro alle famiglie numerose e meno abbienti, stanno danneggiando le finanze della società. Il conseguente fenomeno della morosità, salito per Avellino città e per tutti i nostri comuni a livelli preoccupanti per l’assenza di azioni concrete, si risolve affidandolo, con disinvoltura, ad una costosa società esterna nonostante i dichiarati esuberi del personale dipendente e gli echi di quelle famose “task force” sulla morosità che questa amministrazione aveva indicato per risolvere la questione.
In tutto questo si scontano difficoltà tecniche nell’esercizio idrico che producono sofferenze nei territori, alcuni in particolare, che continuano ad essere addossati ad una regione oggi governata da “amici” come “Fulvio”.
Esprimiamo, come sindaci della compagine UDC, forti preoccupazioni per un modo di gestire improntato sul mancato rispetto dei principi di trasparenza, buon governo ed imparzialità per i comuni soci ed i cittadini/utenti amministrati.
Il bilancio di questo esercizio 2016 conferma e non risolve le innumerevoli criticità dovute ad una estemporaneità incapace di orientare il risultato di esercizio con scelte di politica gestionale efficaci. Il risultato di esercizio, infatti, è solo frutto di tecnicismi finalizzati ad obiettivi dati da una parte politica che utilizza l’ente a seconda della convenienza territoriale e della capacità di conseguire accordi di potere e spartizione che di volta in volta si definiscono “fusioni” o “contratti di rete” ma che in realtà rispondono a precise esigenze di poltrona camuffate dietro strategie farraginose, spesso in contrasto con la norma generale che impone una gestione pubblica. Obiettivo che, tra l’altro, costituisce il requisito essenziale a cui sono legati i consigli comunali di diversi comuni soci tra cui quello di Avellino che a maggioranza si è espresso per la sua contrarietà all’ingresso del privato nella gestione del servizio.
Basta una semplice interrogazione sul web per verificare il percorso da seguire senza ricorrere ad inutili e costose consulenze i cui costi, per svariate migliaia di euro, gravano sul presente bilancio e probabilmente su quelli futuri oltre che naturalmente sui comuni soci senza che, tra l’altro, per esse vengano rispettati gli obblighi sulla trasparenza. La società iscrive in bilancio tra il 2014 e il 2016 circa 1 ML di euro per spese legali senza che di esse venga dato riscontro nella apposita sezione del portale istituzionale.
Si annuncia “operazione verità” e poi si impedisce ad alcuni comuni un agevole accesso alle informazioni riguardanti la propria posizione in violazione anche dei principi sanciti dal cosiddetto controllo analogo che non è solo un organismo ma principalmente una prerogativa dei soci.
Sembrerebbe, infatti, ad esempio che, mentre per il comune di Apice non resti che la via del contenzioso per ottenere le informazioni sui propri crediti da iscrivere in bilancio, per altri comuni come Montesarchio e Guardia Sanframondi il trattamento sia diverso. Chi decide se vi sono comuni di serie A e comuni di serie B il ragioniere o il presidente ed in base a quale criterio? L’appartenenza politica del comune creditore forse?
Stesso criterio anche per i lavori di manutenzioni.
Allora colleghi soci, capirete come sia difficile condividere una gestione di questo tipo che sulla voce “Fatture da emettere” dei Crediti v/Clienti espone i soci a gravi responsabilità per una evidente duplicazione dei ricavi; che mentre annuncia il “blocco dei privilegi” per stanare gli imboscati e ridimensionare tutte quelle figure sovradimensionate, sottoscrive accordi transattivi di comodo volti a gratificare dipendenti di chiara appartenenza politica, tanto da far crescere il costo del personale, nonostante il pensionamento di undici, costosissime, unità a livelli superiori a quelli dell’anno precedente;  che non comunica importanti fatti aziendali come il mancato versamento dei contributi previdenziali di impiegati e operai dipendenti (dirigenti inclusi?); che presenta carenze nell’osservanza del d.lgs. n.231/2001 sull’anticorruzione; che sul d.lgs. n. 97 del 17.5.2016 in materia di pubblicità e trasparenza rileva omissioni per la mancata pubblicazione, sul sito istituzionale della Società, delle determine a contrarre, riguardanti gli affidamenti diretti e le procedure negoziate espletate senza pubblicazione di gara; dei compensi legali e/o professionali, di quelli del Collegio dei Revisori, dell’Albo Fornitori, del Piano Triennale Anticorruzione e del Piano Triennale della Trasparenza; che impedisce ai soci di accedere ad atti ed a quelle informazioni attraverso le quali esprimere una qualunque forma di controllo; che intraprende iniziative non preventivamente approvate da questa assemblea in quanto si impedisce ai soci di controllare cosa accade perché ricevono parziali informazioni solo in occasione delle assemblee annuali in cui il presidente ed il ragioniere, letteralmente, trasferiscono ai soci la responsabilità del loro operato che, al di là dei proclami, ha visto la spaventosa crescita del debito giunto a 127 ML di euro circa rispetto agli 85 ML del 2012 ed ai 55 ML del 2000.
Insomma riteniamo doveroso richiamare l’attenzione di quei soci responsabili e consapevoli, che vanno oltre l’ordine di scuderia o la convenienza del momento e che, al di là delle appartenenze valutino una condotta che impone una seria riflessione sui numeri e sui comportamenti veri posti in essere sin ora e non sulle espressioni propagandistiche che nessuna svolta hanno dato ma hanno solo peggiorato la già preoccupante situazione di partenza affinché si possa auspicare un governo dell’ente in grado di apportare contributi propositivi e concreti con responsabilità e dedizione.