Assolto imprenditore accusato di ricettazione e possesso di materiale esplodente
E' stata la corte di appell a mandare assolto l'imprenditore

Assolto imprenditore accusato di ricettazione e possesso di materiale esplodente. La VI sezione penale della Corte di Appello di Napoli, presieduta dal Dott. Cioffi, a latere dott.ssa Troisi e dott. De Simone, accogliendo integralmente i motivi di appello, proposti dall’ avv. Giovanni ADAMO, riformando integralmente la sentenza di primo grado, ha mandato assolto “perchè il fatto non sussite” C.C., noto imprenditore di 53 anni di Avellino.
Le indagini erano partite con una serie di attività piuttosto complesse, fatte di intercettazioni telefoniche, perquisizioni di locali e controlli di numerosi soggetti all’esito di servizi di appostamento e pedinamento.
Con la conclusione delle indagini all’imputato venivano contestati reati abbastanza gravi, in particolare di aver ricevuto un ingente quantità di oli commerciali e carburanti per autotrazione contenuti in fusti e lattine di varie capacità, senza fornire alcuna giustificazione del suo possesso e senza esibire alla Guardia di Finanzia documenti che giustificassero il pagamento delle relative accise, ossia le tasse che vanno versate all’erario.
Con la sentenza di primo grado, il Tribunale di Avellino aveva inflitto una pena a mesi 4 di reclusione, ritenendo ampiamento provato, seppur nella forma attenuata, il delitto di ricettazione, non concedeva alcun beneficio di legge, rilevato che si trattava di reati contro il patrimonio che offendevano il bene giuridico generale protetto dalla norma, ossia l’interesse generale economico dello Stato.
Nel corso dell’udienza celebratasi innanzi alla Corte di Appello, il Procuratore Generale, condividendo le argomentazioni del giudice di primo grado, con una requisitoria piuttosto accalorata, aveva formulato richiesta di conferma integrale della sentenza appellata.
Il difensore dell’imputato negli articolati motivi di gravame, censurando pienamente la sentenza di primo grado e integrando le doglianze difensive con una specifica arringa finale, è riuscito a convincere la Corte che l’imputato doveva essere assolto da tutti reati contestati.
Nello specifico, ha sottolineato che in tema di ricettazione non può essere applicato un automatismo preventivo e presuntivo, ai fini della dichiarazione della penale responsabilità, ma vanno adeguatamente provate le modalità con cui l’imputato è venuto in possesso della res delittuosa, non potendosi escludere che l’accisa non sia stata pagamento dal fornitore primario determinando, in tal modo, l’esclusione della prova certa che l’approvvigionamento dei beni fosse avvenuto a mezzo di una cessione dal parte del contrabbandiere.
La decisione finale del collegio partenopeo assume un importante significato giuridico e processuale per l’imprenditore irpino, rilevato che non gli era stato concesso alcun beneficio di legge, per cui avrebbe potuto affrontare anche misure alternative alla detenzione, con revoca espressa delle concessioni statali ottenute.
Viceversa, il verdetto assolutorio gli consente di poter continuare ad esercitare la sua attività commerciale senza che dalla vicenda in oggetto gli fosse derivato alcun pregiudizio sia esso processuale che patrimoniale.