Bollette a 28 giorni: multe a Fastweb, Tim, Vodafone e Wind-Tre

Il Caudino
Bollette a 28 giorni: multe a Fastweb, Tim, Vodafone e Wind-Tre
Bollette da 800 euro, 30enne denunciata

C’è stato davvero un cartello tra operatori dietro la brutta vicenda delle tariffe a 28 giorni, che ha causato sovrapprezzi per decine di milioni di utenti: l’ha stabilito oggi l’Autorità Antitrust.

E per questo motivo ha irrogato una sanzione per complessivi 228 milioni di euro a Fastweb, TIM, Vodafone e Wind Tre “accertando un’intesa anticoncorrenziale relativa al repricing effettuato nel ritorno alla fatturazione mensile”, si legge in una nota dell’Autorità.

“In particolare, le indagini svolte hanno permesso di accertare che i quattro operatori telefonici hanno coordinato le proprie strategie commerciali relative al passaggio dalla fatturazione quadrisettimanale (28 giorni) a quella mensile, con il mantenimento dell’aumento percentuale dell’8,6%”. Di questa percentuale era aumentato il costo mensile effettivo, per gli utenti, a causa delle tariffe 28 giorni. Secondo l’Antitrust, “tale coordinamento era sotteso a mantenere il prezzo incrementato, vanificando il confronto commerciale e la mobilità dei clienti”.

Le tariffe 28 giorni – ossia con addebito all’utente ogni quattro settimane invece che alla scadenza del mese solare – avevano caratterizzato le offerte degli operatori nel 2017, fino ad aprile 2018. Hanno cominciato prima ad apparire su quelle di telefonia mobile, poi anche su quelle del fisso, fino a diventare quasi il solo tipo di fatturazione esistente in Italia. Di fatto per gli utenti significava perdere alcuni giorni di traffico, perché l’addebito scattava prima della fine del mese solare. Questo sistema comportava, in un anno, 13 addebiti del canoni invece di dodici (com’era prima e com’è adesso, quando il canone scatta a ogni mese). Gli operatori sono stati costretti a tornare a tariffa mensile dopo che una legge dello Stato gli lo ha imposto (la Legge di Bilancio 2018).

Le autorità di settore hanno preso di mira gli operatori da tempo per questa pratica.

L’Antitrust “aveva adottato nel marzo 2018 delle misure cautelari che, grazie alle specifiche modalità e tempistiche, avevano effettivamente impedito l’attuazione dell’intesa. Infatti, a seguito dell’adozione di tali misure, gli operatori avevano dovuto riformulare le proprie strategie commerciali e ciò aveva determinato una diminuzione dei prezzi rispetto alla rimodulazione annunciata”, si legge nella nota odierna.