Camorra capitale: ecco tutti i dettagli dell’inchiesta
Ci sono bar e ristoranti del centro di Roma tra i beni sequestrati dai Carabinieri del Comando provinciale nell’ambito dell’operazione che ha smantellato un’operazione criminale di stampo camorristico con l’arresto di 61 persone. Tra questi il bar Tulipano, da cui prende il nome l’operazione, che si trova in Via del Boschetto, nel Rione Monti, a pochi passi dall’abitazione dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma anche un ristorante di Via dei Vascellari a Trastevere, e un negozio di orologi di Via Barberini. Tra i dodici esercizi commerciali posti sotto sequestro oggi ci sono anche due autosaloni e un locale notturno in zona Tiburtina. Alla lista si aggiungono 30 immobili di cui 28 a Roma e provincia, uno nell’Avellinese e uno a Isola di Caporizzuto; 72 veicoli, 20 società e 222 rapporti finanziari. Il valore complessivo stimato è di circa 10 milioni di euro.
I “napoletani della Tuscolana”
Erano noti negli ambienti criminali come ‘i napoletani della Tuscolana’ gli affiliati al gruppo smantellato oggi dai Carabinieri di Roma con 61 arresti. A quanto accertato dagli investigatori l’organizzazione era caratterizzata dall’integrazione tra personaggi di origine campana e noti criminali romani tanto da poter essere considerata una realtà autoctona che si avvaleva però della connotazione camorristica del suo capo, Domenico Pagnozzi, e di alcuni affiliati per poter accrescere la propria forza intimidatrice nella Capitale. Per gli inquirenti il gruppo gestiva lo spaccio di stupefacenti in alcune piazze della periferia della Capitale, come Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara. Durante le indagini sono emerse inoltre episodi di estorsioni e gravi intimidazioni per imporre il volere del clan e per recuperare crediti usurai anche per conto di terze persone. A quanto emerso, inoltre, l’organizzazione intendeva monopolizzare anche il controllo della distribuzione delle slot machines in molti esercizi commerciali della zona Tuscolana-Cinecittà.
Avrebbe ricoperto il ruolo di cassiere del clan Massimiliano Colagrande, uno degli arrestati della maxioperazione dei Carabinieri contro un’associazione di stampo camorristico e già coinvolto nell’inchiesta di Mafia Capitale. E’ quanto ritengono gli investigatori. Colagrande sarebbe stato l’uomo di fiducia del capo dell’organizzazione, Domenico Pagnozzi, e avrebbe avuto il compito di curare parte delle attività di riciclaggio e reinvestimento nell’economia legale dei proventi delle attività illecite del sodalizio.
Carminati
“Sono personaggi che si conoscono, non da un punto di vista personale, si rispettano e c’è il riconoscimento di ruolo tra i capi dei gruppi che operano sullo stesso territorio”. Lo ha detto il procuratore aggiunto, Michele Prestipino, durante la conferenza stampa sui 61 arresti di oggi per una organizzazione di stampo camorristico nella Capitale, rispondendo a chi gli chiedeva se ci fossero rapporti tra il capo del gruppo, Domenico Pagnozzi, e quello di Mafia Capitale, Massimo Carminati. “Non c’è un tavolo di regia – sottolinea Prestipino – ma dalle intercettazioni si capisce che c’è contezza dell’altro. Ognuno sa dell’esistenza degli altri gruppi criminali che operano a Roma”.
Ci sarebbero stati scambi di favore tra l’organizzazione di stampo camorristico sgominata oggi dai carabinieri a Roma con 61 arresti e il clan di Michele Senese per compiere fatti di sangue. E’ quanto ipotizzano gli investigatori. A quanto emerso dalle indagini, iniziate nel 2009, tra Domenico Pagnozzi e Michele Senese ci sarebbe stato un sodalizio che non si è spezzato negli anni. Quando si dovevano compiere delitti a Roma, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato uno scambio di favori tra i due con la ‘mano d’opera’ che arrivava da Napoli e poi spariva dopo aver compiuto l’omicidio.
“Siamo convinti che il gruppo volesse espandere il proprio raggio di azione soprattutto per quanto riguarda le piazze di spaccio di droga”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il generale Salvatore Luongo, durante la conferenza stampa sui 61 arresti effettuati nell’ambito di un’indagine su un’associazione di stampo camorristico che operava a Roma. “E’ un sodalizio criminale autoctono che nasce con matrice camorristica, ma si sviluppa nella capitale”, ha aggiunto Luongo, sottolineando che “tra gli indagati ci sono esponenti di spicco della criminalità romana come Massimiliano Colagrande.