Camorra, la Valle non è un’isola felice

12 Marzo 2014

Camorra, la Valle non è un’isola felice

Organizzazioni criminali  radicate e spietate. Il  Vallo di Lauro e la Valle Caudina hanno in comune questo terribile virus che si insinua nel corpo sano, condizionando tutte le attività, e lascia una lunga scia di sangue. Si tratta qualcosa su cui riflettere seriamente ma che non entra mai nella discussione di partiti politici ed associazione. Della camorra ci si accorge, ed anche con tanta ipocrisia, solo quando viene ammazzato qualcuno o si manifesta un attentato. Eppure basterebbe leggere le relazioni che la Dia e la Dda presentano, puntualmente,  alla commissione parlamentare antimafia per scoprire che in Valle Caudina opera il clan più longevo della Campania, un’organizzazione quella dei Pagnozzi che detta legge da oltre 35 anni, e che nel Vallo di Lauro, nonostante gli arresti, i clan Graziano e Cava continuano a lottare per il predominio del territorio. Non è più, però,come si potrebbe pensare la camorra che chiede il pizzo e gestisce il traffico di droga. Stiamo parlando di organizzazioni che hanno fatto il salto di qualità. Hanno soldi in contanti da investire e, grazie alla crisi economica, gestiscono l’usura. Strozzano chi si rivolge a loro per chiedere prestiti e poi, man mano rivelano società, aziende ed attività commerciali. Quelle che non entrano in questa spirale sono oggetto di una concorrenza spietata che non riescono a reggere in alcun modo. Per cercare di gettare uno sguardo su questo abisso,nell’ambito delle giornate della legalità, l’istituto superiore Luigi Einaudi, diretto da Giuseppe Orlando, per lunedì 17 marzo ha organizzato un incontro con il collega  Giovanni Sperandeo. Si tratta del corrispondente de Il Mattino dal Vallo di Lauro che ha raccolto la storia di tutti i morti seminati negli ultimi trenta anni dai Graziano e dai Cava nel libro la Faida. Un titolo molto eloquente che ha ottenuto anche una menzione speciale al premio Siani. Sperandeo si confronterà con gli studenti e racconterà quello che succede nella sua terra che è separata dalla nostra solo da una montagna. L’iniziativa è stata voluta dalla professoressa Enza Crisci sempre molto attenta a queste tematiche. Probabilmente, i ragazzi resteranno a bocca aperta nel sapere che ancora prima di Capaci, nel Vallo di Lauro erano già progettati attentati lungo ponti o strade. O saranno colpiti dalla strage delle donne che fece eco in tutto il mondo. E soprattutto potranno riflettere su quello che avviene intorno a noi e del fatto che nessuno è immune da questo terribile virus.

Peppino Vaccariello

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