Carabiniere 56enne si suicida con un colpo di pistola
Carabiniere 56enne si suicida con un colpo di pistola. Un carabiniere si è suicidato sparandosi un colpo in testa nel comando provinciale di Viterbo. I drammatici fatti risalgono alla giornata di ieri, martedì 31 agosto.
La vittima è il maggiore Piero Sagone, 56enne divorziato, Capo Sezione della Sezione Amministrativa del Provinciale di Viterbo, che si è tolto la vita e per il quale non c’è stato purtroppo nulla da fare.
Secondo le informazioni apprese era primo pomeriggio, intorno alle ore 14.30 e il militare si trovava nel suo ufficio nella caserma di via San Camillo de Lellis quando, per motivi non noti, ha impugnato la pistola d’ordinanza, se l’è puntata alla testa e si è sparato.
Il rumore del colpo ha allertato i colleghi, che subito sono accorsi nella stanza dalla quale proveniva. Dentro c’era il militare ormai esanime ancora seduto sulla sedia dietro alla sua scrivania, in mezzo ad una pozza di sangue.
Inutile l’intervento del personale sanitario accorso immediatamente; per il carabiniere non c’è stato nulla da fare se non costatarne il decesso, a causa del colpo che gli è risultato fatale.
Terminati gli accertamenti, la salma è stata trasferita in obitorio, dove si trova a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, per lo svolgimento dell’autopsia. Il militare si è ucciso a due giorni di distanza dal suicidio di un giovane ufficiale della Guardia di Finanza in servizio a Reggio Calabria.
L’appello del sindacato: “Suicidi nelle forze dell’ordine una strage senza fine”
Appresa la notizia della tragica scomparsa dell’ispettore, sono tantissimi i messaggi arrivati da parte di amici, colleghi e politici del territorio, che si sono stretti intorno al dolore della sua famiglia.
“Quella dei suicidi nelle forze dell’ordine è una strage senza fine – scrive su facebook il Nuovo sindacato carabinieri Lazio – Assistiamo inermi a tragedie simili e, purtroppo, troppo frequenti.
Quindici sono ad oggi i carabinieri che si sono tolti la vita. Non solo tra le fila dell’Arma, anche operatori delle altre forze dell’ordine negli ultimi anni, soffrono di un male invisibile. Muoiono nel silenzio e nell’indifferenza più assoluta.
Non possiamo più rimanere spettatori senza pensare a come ridurre questo drammatico fenomeno. Sagone era un grande professionista, rispettato, uno dei stretti collaboratori del Colonnello Comandante”.