” Cento, cinquanta, oggi ” di Giacomo Porrino

Un ricordo doveroso del nostro Giacomo Porrino

Redazione
” Cento, cinquanta, oggi ” di Giacomo Porrino

” Cento, cinquanta, oggi ” di Giacomo Porrino. «Non siamo nulla sulla terra se non siamo prima di tutto servitori di una causa, quella del popolo e quella della giustizia e della libertà». Così scriveva Frantz Fanon a Roger Taïeb nel 1961, rivendicando fino all’ultimo tutta un’intera vita spesa nella lotta contro il razzismo coloniale europeo in Africa.

E quale imbarazzante, impietoso confronto si potrebbe mai ipotizzare tra uomini come Fanon, Matteotti, Allende e quelli che tocca vedere sulla scena pubblica presente?

Il drammatico discorso di Matteotti alla Camera

Esattamente cento anni fa, il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti terminava il suo monumentale discorso di denuncia all’interno dall’aula parlamentare, tra i laidi schiamazzi delle squadracce fasciste in doppiopetto, nel frattempo penetrate in Parlamento a causa dei noti brogli elettorali delle elezioni politiche del 1924. A quanti si complimentarono per il vigore, l’efficacia e il coraggio del suo discorso, il parlamentare socialista rispose: «Ho fatto il mio discorso, fino all’ultimo. Toccherà a voi fare quello funebre per me».

Com’è noto, o come dovrebbe esserlo, Matteotti sarà ucciso il 10 giugno 1924 dalla ceka fascista dietro ordine diretto di Mussolini. E oggi, proprio oggi che ricorre il centenario del suo ultimo e celeberrimo discorso alla Camera dei Deputati, l’attuale presidente del consiglio in carica, nel quale non mi riconosco, erede senza imbarazzo della tradizione neofascista oggi sciaguratamente al governo, intende ricordare questa ricorrenza sostenendo che Matteoti  che Matteotti fu ucciso da «squadristi fascisti».

No, non ci siamo proprio. Giacomo Matteotti non fu ucciso da fascisti in libera uscita dal pensiero, posto che il fascismo ne avesse uno di pensiero. No, Matteotti fu ucciso dal fascismo per mano dei suoi scherani assassini. Che è ben diversa questione.

Dire infatti che l’assassinio avvenne nello scenario di un generico fatto omicidiario di natura politica, mostra l’intento di eludere le responsabilità politiche di un regime criminale nei suoi presupposti e nel suo insieme. Che giustamente Sandro Pertini non ha mancato di rammentare fosse la morte di tutte le idee. Non si aggirano le responsabilità storiche adoperando artifici di bassa falegnameria buoni solo per i gonzi che ci cascano. Attualmente numerosi.

E oggi? Si sa solo che si vota per le prossime elezioni comunali ed europee, inseguendo scompostamente il consenso poco informato degli ignari, oggi ignavi, pronti ad assecondare questo rituale vacuo e privo di sostanza realmente democratica. Perché siamo nel frattempo divenuti solo dei poveri mentecatti.

Poco più di cinquant’anni fa, nel settembre del 1973, Salvador Allende, democraticamente scelto dai cileni come loro presidente per rovesciare una politica di totale asservimento conservatore e volto al vassallaggio economico e militare statunitense, veniva deposto e assassinato durante il colpo di stato attuato dal generale Augusto Pinochet, notoriamente ispirato e mosso dalla ideologia fascista.

Sono, o dovrebbero esserlo, noti i crimini nefandi compiuti da questo macellaio. E sulla scorta di questo triste exploit, cinquant’anni fa, il 28 maggio del 1974, esponenti del neofascismo italiano facevano esplodere un chilo di tritolo in Piazza della Loggia a Brescia.

L’elenco dei morti

Muoiono assassinati Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda, e i brandelli dei loro corpi sono ancora sparsi nelle aule di una giustizia mai compiutamente accertata.

Il presidente del consiglio attualmente in carica, nel quale non mi riconosco, ha pensato fosse del tutto irrimandabile l’inaugurazione di un centro sportivo invece di sentire il dovere d’essere presente con il Presidente della Repubblica a Brescia.

Non per un caso, si è scelto di allestire il palinsesto mediatico teso a oscurare l’importante ricorrenza, imbarazzante per questo governo erede della tradizione neofascista sciaguratamente in carica, ricorrendo ai peggiori espedienti della volgarità da crocicchio. Buoni solo per i gonzi che ci cascano. Attualmente numerosi.

E noi? Si sa solo che tutta l’attenzione e le ansie sono volte a sapere chi riuscirà a diventare deputato europeo, vice sindaco o assessore. Completamente assente risulta una plausibile valutazione sulla qualità di questa pretesa classe dirigente. Perché nel frattempo siamo divenuti solo dei poveri mentecatti.

Appena l’altro ieri, il 28 maggio 2024, è iniziata la fase finale dello sterminio di massa della popolazione civile palestinese perpetrato dall’esercito israeliano, agito da un governo tecnicamente fascista.

A Rafah, anche oggi, vengono massacrate senza alcuna pietà persone che hanno la sola colpa di avere un diverso colore della pelle, un credo religioso diverso, una diversa civiltà. E che, soprattutto, devono sparire per far posto agli altri. Quelli che pensano di avere il diritto di vivere dando la morte a tutti coloro i quali, essendo poveri, hanno il solo dovere di morire. Muore l’uomo, muore l’umano, muoiono tutti.

E tutto questo orrore nella compiaciuta ridondanza di una censura senza alcuna vergogna ai danni degli ineffabili europei, soprattutto italiani, i quali in molti casi mostrano di tollerare con panciuta accondiscendenza la loro rinuncia a essere ancora dei cittadini. Che in quanto tali hanno anzitutto il dovere di pretendere di essere informati, non solo di consegnarsi alla ontologia del popcorn, preparato nella cucina livida del vuoto pneumatico. Un menù buono solo per i gonzi che ci cascano. Attualmente numerosi.

E poi? Poi nei nostri comuni ci si appresta a votare, o perlomeno fingere di farlo. Ci si appresta in realtà solo a conoscere, con la tipica viltà del guardone compulsivo, quali tra i candidati saranno esclusi dalla festa elettorale. Di quali tra costoro spolpare i resti, sogghignando feroci con la tipica voracità del vorrei ma non posso.

Perché? Perché siamo divenuti questa robaccia invereconda, già molte volte segnalata invano. Perché l’antropologia del degrado non prevede cesure nella sua progressione involutiva. Perché nel frattempo siamo divenuti solo questo. Dei poveri mentecatti.

Giacomo Porrino