Cervinara: 25° dell’Incoronazione dell’Addolorata a Regina di Cervinara, dimenticato da autorità religiose e civili

Redazione
Cervinara: 25° dell’Incoronazione dell’Addolorata a Regina di Cervinara, dimenticato da autorità religiose e civili

“L’ho proclamata nostra Regina… e così, ponendole la corona sul capo, pubblicamente, l’ho dichiarata tale, regina nostra. E come se voi, questa sera, attraverso il mio ministero di supremo pastore, aveste fatto un patto con Lei, rinnovando una vecchia e celeste alleanza. Ponendo la corona a nome vostro, sul suo capo, Le avete ripetuto il vostro amore, il vostro attaccamento, la vostra incrollabile fiducia, che con Lei, torre inespugnabile, sarete sempre un popolo vittorioso, un popolo glorioso, un popolo grato….e Lei, la Vergine Addolorata, ha scelto di rinnovare l’antico proposito, ci ha riposti tutti in un momento, sotto il suo manto, ha implorato il Signore, affinché, a noi popolo santo, non manchi la speranza di vivere un giorno nella città santa, la Gerusalemme celeste…”, dall’omelia dell’arcivescovo Carlo Minchiatti del 1° settembre 1993.
Era il 1 settembre del 1993, il popolo fedele delle grandi occasioni, il clero della forania caudina, le istituzioni civili e militari in alte uniformi si diedero appuntamento davanti alla chiesetta di San Rocco da Montpellier, il simulacro dell’Addolorata, eccezionalmente privo di corona, venne portato solennemente in processione, l’antica e maestosa corona, poggiata su di un cuscino, portata da due bambine, vestite con candide tuniche, a seguito la banda musicale Città di Cervinara (Monetti), via San Rocco e via San Gennaro, cosparse da petali di fiori e foglie di alloro fino ai piedi della monumentale scala dell’abbazia/santuario. Celebrò il sacro rito, l’arcivescovo di Benevento mons. Carlo Minchiatti. Egli, pubblicamente e in maniera solenne, incoronava, prima del Solenne Pontificale, Regina di Cervinara l’antica immagine della Beata Vergine Addolorata, custodita e venerata nel santuario diocesano a Lei dedicato presso la chiesa madre e badiale di San Gennaro Vescovo e Martire, patrono di Cervinara.
Al grido di “viva Maria! Viva la Regina di Cervinara!”, l’Addolorata veniva posta sull’altare maggiore diventato per l’occasione trono regale sapientemente allestito dalla ditta Medici di Montesarchio. Abate-parroco era don Giorgio Plinio Carbone, recentemente scomparso. A lui faceva da corona e collaborazione il consiglio pastorale parrocchiale e il comitato festa.
Nella terza domenica di settembre 1922, infatti, (sono trascorsi 96 anni), si celebrò la prima incoronazione (n.d.r. – come testimonia il santino che pubblichiamo in fondo all’articolo), questo a testimonianza dell’attaccamento del popolo di Cervinara alla Vergine Addolorata e come da sempre i cervinaresi hanno avvertito la sua quotidiana presenza, riconoscendola come sorella, madre, sposa, maestra e Regina. Il prossimo settembre dell’anno 2022, ricorre il centenario della prima incoronazione, l’auspicio è quello che, clero e istituzioni a ciò preposti, possano dare la meritata importanza alla ricorrenza, in modo da colmare l’incomprensibile vuoto e silenzio all’anniversario di oggi, 25esimo della seconda incoronazione, 1° settembre 1993 – 1° settembre 2018. Le radici cristiane di un popolo parlano della sua identità e aprono ad un futuro di Speranza. Guardando a Maria sofferente ogni famiglia e soprattutto ogni madre può trovare consolazione e forza. La Città di Cervinara, nonostante le difficoltà e qualche divisione, si ritrova unita nella sua caratteristica mariana tipica di ogni parrocchia e dei suoi due Santuari che nel mese di settembre celebrano i loro santi titolari. Dovremmo riscoprirne unanimemente il culto per un accrescimento del senso religioso e anche del turismo di quest’ambito per comuni progetti educativi e culturali. La Chiesa Cervinarese vanta una Storia d’eccellenza che non può certamente essere interrotta proprio in questo momento in cui il Santo Padre invita i Cristiani alla missione, alla verità nella carità, ad andare nelle periferie e soprattutto al servizio fedele di presbiteri e laici, quest’ultimi chiamati sempre più ad essere protagonisti di una chiesa che riscopre la propria vocazione battesimale.

Tiziano Stefano Izzo