Cervinara, addio a don Giorgio: arrivato in paese nel 1966
È scomparso la notte scorsa don Giorgio Plinio Carbone, dal 2013 parroco emerito di San Nicola a Joffredo-Castello di Cervinara.
Don Giorgio aveva appena compiuto 86 anni. Nato a Lapio il 28 maggio 1932, dopo gli studi al seminario arcivescovile di Benevento fu ordinato sacerdote nel 1960 da monsignor Venezia nella chiesa madre di Lapio.
Fu, poi, vicario del prozio, l’arciprete Vito Carbone, parroco per 55 anni di san Lupo che al santo aveva dedicato un agile profilo biografico. Don Giorgio diede impulso all’A.C. e alla Schola Cantorum, che partecipò ai riti settennali di Guardia Sanframondi in onore dell’Assunta.
Nel marzo 1966 ebbe il possesso canonico di San Nicola; s’insediò il 17 marzo 1966, portando con sé la sorella Teresa. Non si spostò più per il forte legame con la sua terra d’elezione ed è stato il parroco più longevo nella storia.
Ristrutturò presto la casa canonica; nel 1975 fece restaurare chiesa e sede della congrega; più tardi fece installare un impianto elettrico che aziona le due campane. Curò A.C. e Schola Cantorum e organizzò alcune missioni di Passionisti; per anni allestì presepi curati in ogni particolare che gli valsero qualche premio. Insegnò materie religiose all’Istituto Tecnico Commerciale di Cervinara.
Fu amico dei cappuccini della parrocchia che erano nell’orbita spirituale di P. Pio: p. Narciso, missionario in Africa, p. Luigi e p. Tarcisio; avviò al sacerdozio mons. Antonio Raviele, don Enrico Francesco Iuliano e don Giampiero Pisaniello.
Nel 1985 ebbe la guida dell’abbazia di San Gennaro, che conservò per quindici anni. Il 21 novembre 1991 la chiesa madre di Cervinara fu dichiarata santuario diocesano per il culto dell’Addolorata incoronata più tardi, il 1° settembre 1993, Regina di Cervinara. Nel 1990 era stata riconsacrata la chiesa di San Nicola, riportata col restauro post terremoto all’antica semplicità.
Dopo l’alluvione del 1999 don Giorgio è stato strenuo difensore della frazione, un tempo affacciata orgogliosamente sul davanzale della piazza col suo presepe di case, completamente attorniata dai boschi dai quali i nostri avi trassero sostentamento: non volle abbandonare i suoi parrocchiani, dei quali fu baluardo. Fino alla fine è rimasto a Joffredo-Castello, la sua frazione, che lo piange e vi si stringerà intorno oggi alle 16.00, quando l’arcivescovo celebrerà una Santa Messa. Stanotte è prevista la veglia funebre; domattina le solenni esequie prima della partenza per Lapio, dove domani sarà sepolto.
Massimo Zullo