Cervinara: Alluvione ’99, sedici anni e ancora tanto fango da ripulire
Giorno di dolore quello commemorato oggi a Cervinara.
“Una data da non dimenticare”, “Una giornata evento per ricordare” è il passato che l’associazione il Mastio in collaborazione con la parrocchia San Nicola vescovo Ioffredo-Castello e la Confraternita dell’Immacolata Concezione ha voluto celebrare in segno di speranza per il futuro.
L’alluvione del ’99 è l’evento che più di ogni altro ha marchiato la memoria storica del paese, cosa che emerge costantemente dai racconti e dai ricordi sulla propria città. Ma è ugualmente innegabile la contraddizione di fondo: pochi coloro che hanno deciso di onorare le cinque vittime e mostrare vicinanza e conforto ai parenti e concittadini.
La schiera politica al completo, capitanata dal sindaco Tangredi, è stata affiancata da una limitata presenza cittadina unita alla latitanza delle associazioni locali, con la sola presenza della Pro Loco “A. Renna” e dell’Associazione Caudium, e delle parrocchie cervinaresi, completamente assenti al suffragio delle vittime consacrate da Monsignore Don Antonio Raviele e concelebrato da Don Giovanni Panichella.
Commovente la breve fiaccolata da piazza Castello alla chiesa di San Nicola, il concerto flauto-violoncello e la benedizione del masso di pietra, simbolo della tragedia, trasformato dal Maestro Angelo Gabriele Fierro in opera d’arte. La scultura ornata con la corona di fiori deposta dall’amministrazione comunale, è stata donata alla frazione in memoria delle vittime. La forza degli intagli e la rievocazione dei defunti, magistralmente scolpiti dall’artista Fierro, hanno richiamato le emozioni più intense tra i presenti alla cerimonia.
Ma il simbolo più profondo della “catastrofe” è da ricercare negli sguardi degli alluvionati, coloro che a 16 anni dalla tragedia continuano la lotta per il recupero delle loro abitazioni. Passi in avanti sono stati fatti dall’amministrazione Tangredi che, dopo l’entusiasmo iniziale della posa della prima pietra, ha subìto un rallentamento, accentuato anche dal labirinto burocratico. Di certo, un enorme cambiamento rispetto all’amministrazione che l’ha preceduta.
Dolore e rispetto per le vittime, pieno impegno per la ricostruzione e la rinascita della piazza, sono state le promesse del primo cittadino.
Sono gli stessi alluvionati, a distanza di tanti anni, a continuare a ripulire il fango del ’99. Le prime abitazioni attualmente terminate sono sprovviste di alcuni sottoservizi con le conseguenti mancate chiusura lavoro e attribuzione dell’abitabilità. Situazione incresciosa legata alla mancanza del collaudo definitivo della zona. I cittadini si trovano ancora con un mucchio di sassi tra le mani oltre a risiedere in un’area priva di manutenzione e considerata luogo di discarica da parte della popolazione. Infine, il blocco per i restanti alluvionati ad ottenere la firma del buono contributo – che ricordiamo fa capo al listino prezzi del ’90, mai aggiornato e attualmente totalmente insufficiente alla ricostruzione – per l’inizio lavori delle tante case che mancano all’appello.
Risuonano quasi paradossali le parole del sindaco Tangredi: «non è stata la tragedia di una frazione, ma la tragedia dell’intera comunità».
L’alluvione del ’99 è certamente l’evento che più di ogni altro ha marchiato la memoria storica del paese per la sua ferocia, violenza, paura e morte. Ma in questi 16 anni il paese, al di là dei racconti, ha dimostrato a fatica di onorarne la memoria. Negli scatti di Vincenzo De Lucia alcuni momenti della manifestazione.
Rita Valente