Cervinara: Atacama festival
Dove eravamo rimasti? Ci siamo lasciati sulla soglia di un’orizzonte mobile che ora ci spinge a guardare un po’ più in là. Oggi vi presento il mio nuovo format: Atacama festival.
Abbiamo l’esigenza di salvare pezzi di memoria abbandonati tra la terra e le pietre. Salvare quella povera bellezza originaria che brilla ancora nell’architettura tradizionale, nel paesaggio, tra le antiche mulattiere, nelle nevere, nei mulini fantasma, sui muri a secco.
Questa testimonianza del lavoro dell’uomo, che modellando per anni il paesaggio gli ha conferito il carattere “culturale”, diventa patrimonio identitario della collettività locale.
Ad Atacama non si vende niente, non si compra niente. Si entra senza bussare, non dovete portare nemmeno le “paste” se passate la Domenica a pranzo. Ci dovete prestare solo gli occhi e le orecchie per qualche giorno. Anzi no anche le mani e i piedi, le mani per impastare, toccare, stringere altre mani e i piedi per camminare, scalare e poi piano piano scendere cercando storie nuove perché mai ascoltate, ma che ci porteranno prima indietro nel tempo e poi veloci avanti fino al futuro.
Ci ritroveremo lì tra la nostra eredità e il contemporaneo, in un punto preciso brillante di speranza come le rose di Atacama: il nostro presente.