Cervinara: Cena solidale in ricordo dei frati Narciso Marro e Tarcisio Zullo

Redazione
Cervinara: Cena solidale in ricordo dei frati Narciso Marro e Tarcisio Zullo

La Confraternita Maria SS. Immacolata ha organizzato una manifestazione di raccolta fondi per le missioni africane. L’appuntamento è per sabato 27 gennaio alle 18: alla funzione religiosa, presieduta da p. Raffaele Maddalena missionario, seguirà un reportage di vita africana e la cena solidale a Villa Camelia. La Confraternita fu fondata nel 1802 nella parrocchia di San Nicola di Joffredo-Castello di Cervinara ed è l’unica attiva in città. Priore è Domenico Marro, vice Stefania Iuliano, tesoriera Pina Mainolfi, cassiera Franca Marotta, segretario Franco Olivieri, consiglieri Giuseppe Marro e Giovanni Porreca. Assistente spirituale è il parroco don Giovanni Panichella.
La cerimonia è dedicata al ricordo di due frati, originari della frazione, che riposano nella cappella dei cappuccini di San Giovanni Rotondo: p. Tarcisio Zullo, che fu in Medio Oriente per approfondire studi biblici e teologici, e di p. Narciso M. Marro, missionario in Africa.
P. Tarcisio nacque da Giuseppe Zullo nel 1921 e fu ordinato sacerdote nel 1946. Fu docente di materie teologiche a Napoli, Campobasso, Isernia e Pietrelcina. Di p. Pio fu definito la «guardia» e il cantore delle virtù: ne conobbe la sofferenza e la profondissima spiritualità, gli dedicò molti studi e fu testimone al processo di canonizzazione con una dichiarazione considerata fra le più belle e intense. È autore di pubblicazioni nelle quali ha descritto l’amore di p. Pio per l’Eucaristia, la Madonna e il Sacramento della riconciliazione. Fu amico di p. Amorth, che lo ha citato in molte opere come esorcista del convento di San Giovanni Rotondo. Morì l’8 agosto 1998 a San Giovanni Rotondo. P. Narciso nacque Roberto Marro nel 1936, partì per il convento con p. Luigi Marro, e fu ordinato sacerdote nel 1961. Prima di partire missionario, fu assistente di p. Pio. Trascorse 25 anni in Africa, dal 1965 al 1990, con sacrifici, pericolo di vita; ma sempre con gioia e fervore apostolico, contagiando tutti con la sua gioia di vivere. Nel Ciad ha fondato diversi centri missionari, costruito dal nulla aziende agricole, chiese, granai, villaggi per catechisti, centri culturali, infermerie, ha scavato pozzi. Quando tornava al paese, raccoglieva materiale per i piccirilli africani e organizzava proiezioni di scene girate in Africa: e lo vedevi apostolo e muratore, celebrante e agricoltore, maestro attorniato da bambini festanti che si esibivano nella danza della pioggia o giocavano a calcio. Tornato in Italia, fu parroco prima a San Nazzaro e, poi, a San Giovanni Rotondo, dove morì il 9 ottobre 1995. Fu definito «l’uomo dell’accoglienza e della disponibilità preferenziale per i poveri»; è ricordato come il fondatore della Missione dei cappuccini in Africa centrale. La cerimonia è il viatico alla Candelora, che nella tradizione apre le attività della Congrega.