Cervinara, cinquant’anni fa moriva padre Dionisio
Il 3 maggio alle 18,30 l’abate Alfonso Lapati ricorderà con una santa Messa nel Santuario dell’Addolorata p. Dionisio da Cervinara, figlio spirituale di p. Pio che morì troppo giovane per poter dar prova del suo talento negli studi teologici ai quali era destinato. Al secolo Salvatore Zullo, nacque il 19 giugno 1938 da Tommaso e Concetta Piccolo; primogenito di due figli, frequentando l’abazia sentì crescere la vocazione. Studiò, perciò, a Gesualdo e passò per il noviziato a Morcone. A Venezia, nel convento della Giudecca, completò gli studi. P. Pio lo volle, poi, a San Giovanni Rotondo e pregò a lungo per la sua fragile salute. P. Dionisio emise i voti nelle mani piagate di p. Pio il 17 marzo 1960, presente p. Tarcisio da Cervinara, “l’esorcista ufficiale di San Giovanni Rotondo”, come lo ha recentemente definito Andrea Tornielli. A Venezia fu quindi ordinato diacono il 21 dicembre 1963. Il 19 marzo 1964 fu ordinato sacerdote nel santuario dell’Immacolata di Foggia. La prima messa solenne a Cervinara era stata fissata per il 19 luglio 1964. Ma il 3 maggio 1964, alle 3:45, il giovane frate morì a San Giovanni Rotondo. Dopo le esequie a San Giovanni Rotondo, il 4 maggio 1964 la salma giunse al paese natio; i muri erano tappezzati di manifesti della cittadinanza,il popolo e il clero lo attendevano all’ingresso del paese. In chiesa vi fu la Messa solenne; poi fu accompagnato al cimitero cittadino, dove riposa nella cappella dell’Immacolata Concezione.
I “miracoli mancanti”
Padre Flavio Roberto Carraro, arcivescovo emerito di Verona, alla domanda su p. Pio: “Ma non vi è un episodio di cui è stato testimone?” ha ricordato: “Un giovane frate, Dionisio, studente, era gravemente malato ai reni. Era anche salito in Veneto per curarsi. Si era ripreso talmente bene che venne ordinato sacerdote. Ritornato a Foggia, dopo qualche tempo fu ricoverato in ospedale. Prima del ricovero, andò da Padre Pio per chiedere la sua benedizione che lo consolò: “Vai e stai tranquillo”. Il giovane capì che il Santo lo aveva rassicurato sull’esito dell’intervento chirurgico. Per questo andò sereno in ospedale, con la certezza di tornare a casa. Così accadde. Tre anni dopo si aggravò di nuovo e pesantemente. Tornò dal Padre e gli confidò la gravità del suo male. Padre Pio gli disse semplicemente “Ti accompagni il Signore”, e nulla più. Noi e p. Dionisio capimmo subito che non c’era più nulla da sperare” (Flavio Roberto Carraro, “Arrivederci. A colloquio con Bruno Cescon”, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2007, pag. 37). Nella Positio di p. Pio il suo nome è “storpiato” in p. Dionisio da Palazzo San Gervasio (cfr. Positio I/2, pag. 1279, in “Il segreto di Padre Pio” di Antonio Socci, Rizzoli 2007, pag. 158): la confusione nasce dal fatto che un altro giovane frate, p. Guido da Palazzo San Gervasio, ebbe nel 1968 la stessa sorte, morendo in giovane età di male incurabile. Due storie parallele, ricordate come i miracoli mancati di Padre Pio.
Massimo Zullo