Cervinara, Con Nonsolorock si rianima Ioffredo
Vivi da sempre nel tuo paese ed hai la presunzione di conoscerlo bene. Ma, solo di presunzione si tratta. Te ne accorgi ogni volta che metti piede nella zona alta. Appena lasci Ferrari per entrare in Ioffredo, ti sembra di entrare in un paese nel paese. Sembra un altro mondo, ancorato ad una forza ancestrale dove il tempo viene domato e costretto a battere seguendo un ritmo diverso. Era così anche prima dell’alluvione. Ho avuto compagni di liceo a Castello, amici che mi hanno fatto penetrare nel suo tessuto vivo, mi hanno portato in giro, anche in luoghi segreti, mi hanno fatto raccontare storie antiche da persone venute fuori dal mito. Vi ho trascorso tanti spensierati pomeriggi, ho bevuto il loro vino e spezzato insieme il pane, ma la sensazione di essere uno straniero non me la son levata mai di dosso. Straniero, non intruso, perché da quelle parti vige ancora la legge sacra dell’ospitalità. E la stessa sensazione, forse un poco più forte, ti assale in un tardo pomeriggio di agosto. La messa pomeridiana è appena terminata. Dalla Chiesa, dedicata a San Nicola, miracolosamente risparmiata dalla furia del fango nella mala notte del 1999, escono tante persone anziane. A differenza degli altri giorni, davanti ai loro occhi, c’è uno scenario completamente diverso. Sulla spianata, venuta fuori dall’abbattimento delle case, c’è un grande palco, attorno al quale tanti giovani si stanno dando da fare. Sono gli organizzatori di Nonsolorock. Il festival internazionale di musica Indie, per il secondo anno consecutivo, si svolge proprio dove ora regna il silenzio, rotto solo dalle folate di vento che arrivano dalla montagna dando sollievo dalla cappa di afa. Non ci sono solo gli organizzatori, ma tanti curiosi come me. Questa contaminazione tra antico e moderno affascina tante persone. Ti rendi conto, però, che hai bisogno di una guida ed hai la fortuna di trovarne diverse. La prima è in fondo ad un cortile. Sta parlando di dissoluzione con un giovane scrittore de L’Aquila, Enrico Maciocci. È Maria Felicia Crisci, una operatrice culturale di altissimo livello. Enzo Cioffi, patron di Nonsolorock, ha avuto la bella idea di aprire la rassegna ad altri segmenti ed il grande merito di affidare quello letterario alla Crisci. In questo modo, ha propiziato il ritorno a casa della preside. Lei, infatti, è originaria di Ioffredo e più di altri riesce a sentire il bisogno di rilanciare la frazione. Come un novello Ulisse è tornata alla sua Itaca per non ripartire, ma per ricostruire. Ad ascoltare il dialogo tra la Crisci e Maciocci siamo una cinquantina di persone, tra le quali giovani studenti appena diplomati all’Einaudi. Sono venuti quassù per capire ed ascoltare. Li guardi ed il cuore si riempie di speranze. Il dialogo finisce mentre un’orchestrina intona un pezzo di Paolo Conte. È l’aperitivo musicale sempre voluto da Enzo Cioffi. Tra il pubblico compare Alfredo Marro, il direttore del nostro giornale. Pensi di aver trovato la seconda guida per continuare il viaggio, perché anche lui, è fieramente originario di Ioffredo, ma così come è comparso, Alfredo si dilegua. Ma, subito riesco ad intercettarne altre tre. Si tratta di Alfonso Raviele, arrivato da Avellino, Peppino Ricci e Peppino Ragucci. Quest’ultimo, con l’associazione Il Mulino è partner della rassegna. Il fluire dei racconti continua senza sosta. Il tempo passa veloce, il taccuino si riempie di appunti, il cuore di emozioni e la testa di idee. C’è una che sovrasta tutte le altre. Ioffredo non deve e non può morire. In quei vicoli si trova l’anima antica di Cervinara, quelle pietre raccontano una storia secolare che vuole ancora essere ascoltata.
Peppino Vaccariello