Cervinara, domani l’anniversario della morte di Antonio Sacco
Cervinara.
La Chiave dI Milot, diventata famosa in tutto il mondo ed un simbolo del paese. è dedicato anche un poco a lui. Così ha voluto il curatore di Cervinarte Peppino Vaccariello perché il fenomeno dell’emigrazione e delle tragedie legate ad esso, sono tutt’ora qualcosa vivo nella pelle dei cervinaresi. Aveva sedici anni Antonio Sacco, ma era dovuto diventare uomo presto. Anche se sei ancora un ragazzo, per scendere in un pozzo nero e lavorare 14 ore al giorno, devi per forza avere la forza di un uomo. Aveva sedici anni Antonio Sacco ed un viso nero di fuliggine, polmoni pieni di carbone e, forse, nel cuore il sorriso di una ragazza di Pantanari che aveva giurato di sposare quando sarebbe tornato dal Belgio. Aveva sedici anni Antonio Sacco, ma quel giuramento non lo hai mai potuto mantenere. A soli sedici Antonio Sacco da Pantanari di Cervinara, è stata la vittima più giovane della tragedia di Marcinelle in Belgio. Domani è l’otto agosto e sono trascorsi esattamente 62 anni dal disastro nella miniera di carbone Bois du Cazier. Vi persero la vita 263 persone, la stragrande maggioranza italiana. Morirono, arsi vivi, perché non vi erano criteri di sicurezza, perché gli italiani erano carne da macello, buoni per lavorare come muli, per scendere nel ventre della terra, senza fiatare, senza diritti. Antonio Sacco oggi avrebbe 77 anni, forse, sarebbe nonno e, certamente, potrebbe essere un anziano tranquillo, che dopo aver lavorato tutta la vita, si potrebbe godere qualche giorno sereno. A lui, Cervinara, otto anni fa ha dedicato l’aula consiliare. Una dedica doverosa perché, il nostro paese, ha visto tante persone, come Antonio Sacco, lasciare la propria terra per cercare fortuna nel mondo. Un fenomeno migratorio, iniziato ai primi del Novecento e continuato sino alle prima metà degli anni Settanta. Ed ora, purtroppo, sta ricominciando, anche se con aspetti diversi. Ad andare via non solo le braccia, ma le menti che non trovano alcun tipo di spazio lavorativo. Antonio Sacco morì anche con il sogno di poter migliorare le proprie condizioni di vita, di far studiare i figli. Chi sa cosa direbbe oggi, nel vedere quelli che potrebbero essere i suoi nipoti, abbandonare lo stesso Cervinara. Gli Italiani erano carne da macello dovunque andassero, oggi tanti italiani vedono le stesse tragedie consumarsi sotto i propri occhi e discettano di invasione, accumulano odio, respirano intolleranza. Forse, sono i figli ed i nipoti di quelli che andarono per il mondo e furono trattati,odiati, come oggi vengono trattati la gente che fugge dalla guerra, dalla fame e dalla carestia. Il sacrificio di Antonio Sacco, 62 anni dopo ci ha insegnato qualcosa ?