Cervinara, due giovani assolti dal reato di rapina

Il Caudino
Cervinara, due giovani assolti dal reato di rapina
Agnese Moro al primo incontro del centro giustizia riparativa di Avellino

La Corte di Appello di Napoli – 1 Sezione Penale – presieduta dalla Dottoressa Marotta, ha assolto dal reato di rapina impropria Mazzia Pasquale, difeso dall’avv. Francesco Perone, e D’Amore Domenico, difeso dall’Avv. Rolando Iorio. I due giovani, originari di Cervinara, erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Napoli alla pena di anni 1 e mesi 6 di reclusione per essersi impossessati di un’autovettura Fiat Uno parcheggiata in una zona periferica della città. Insieme a loro era stato condannato alla pena di anni due e giorni venti di reclusione Pietrovito Pietro, anch’egli originario di Cervinara e difeso dall’Avv. Iorio. I fatti risalgono al 9 aprile 2014. Secondo l’Accusa, i tre, immediatamente dopo essersi impossessati dell’autovettura, non si sarebbero fermati all’alt intimatogli dalla Polizia, che solo dopo un lungo inseguimento ed in seguito all’intervento di un’altra pattuglia, riusciva a bloccare l’auto, ma non i fuggitivi, i quali continuavano la loro corsa a piedi e solo dopo una accesa colluttazione venivano definitivamente bloccati e tratti in arresto. La Corte di Appello di Napoli ha, tuttavia, condiviso la tesi degli avvocati Perone e Iorio, i quali dopo aver dimostrato che l’autovettura rapinata a Napoli era, in realtà, già stata oggetto di furto otto giorni prima nel Comune di Rotondi, sono anche riusciti a dimostrare l’estraneità del Mazzia e del D’Amore al suddetto furto. In buona sostanza, venuta meno la rapina impropria, non configurabile a distanza di otto giorni dall’originario impossessamento dell’autovettura, la Corte di Appello ha ritenuto responsabile del furto soltanto Pietrovito Pietro, assolvendo gli altri due imputati da tale reato e condannandoli, unitamente al Pietrovito, solo per resistenza a pubblico ufficiale. Le pene si sono così cospicuamente ridotte sia per Pietrovito, condannato ad un anno di reclusione, sia per Mazzia e D’Amore, condannati per la sola resistenza, alla pena di sei mesi di reclusione che, tuttavia, non dovranno scontare essendo stato concesso loro anche il beneficio della pena sospesa.