Cervinara, funzioni religiose nel caos
Il proposito di celebrare la Pasqua di Resurrezione al santuario di S. Cosma è abortito con grande rammarico del povero cristiano che non ha potuto santificare la festa. Al Santuario, avverte la lapide in marmo all’ingresso della chiesetta, l’Eucarestia si celebra “tutte le domeniche alle ore 11,30”. Si sa, però, per antica e consolidata abitudine, che l’orario è approssimativo e molto raramente il sacerdote si trova a dare inizio alla celebrazione all’ora indicata. Il celebrante deve arrivare da una parrocchia limitrofa o addirittura da un altro paese e se la prende comoda, incurante dei fedeli in chiesa. Di solito, però, il ritardo è contenuto in una decina di minuti e non spaventa i cristiani , che nell’attesa completano la recita del rosario. A Pasqua, invece, a mezzogiorno suonato il celebrante non s’era ancora fatto vivo e il timore di prolungare inutilmente l’attesa ha costretto qualche fedele a lasciare la chiesa e rinunciare alla Messa. Una Messa perduta senza colpa non meriterebbe di essere denunciata se non fosse prova dell’assenza di regola nel governo in alcune chiese cittadine. Il rispetto dell’orario delle funzioni religiose –dalla Messa alla Confessione– è il primo punto debole di molti parroci, inflessibili e severi contro fedeli che in chiesa arrivino qualche minuto dopo l’inizio della celebrazione e per contro generosamente tolleranti e indulgenti con se stessi, anche quando accumulano ritardi notevoli senza motivo. Oggi, purtroppo, diversi parroci hanno ridotto la propria missione all’ orario di un ufficio, inteso peraltro molto elasticamente e differibile a capriccio, anche per puerili pretesti. Nelle chiese cittadine non c’è vigilanza sul numero, sulla distribuzione e sull’orario delle celebrazioni e così nelle feste comandate può capitare che il sacerdote faccia pesare il proprio potere sui fedeli con il ritardo all’introibo, l’esasperato ritualismo della liturgia e lo sproloquio di omelie inconcludenti. Chi ha il potere di richiamare all’ordine sacerdoti distratti è il Vescovo, che però alla vita delle parrocchie e ai doveri dei parroci presta scarsissima attenzione, salvo a sorprendersi, poi, dell’allontanamento di cristiani dalla Chiesa.
Belfagor