Cervinara: i disabili, il rispetto e le chiacchiere su Facebook
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Gentile Direttore,
sono la mamma di un fantastico ragazzo che ha doti molto particolari ed è abbastanza “diverso” dalla normalità. Senza giri di parole, mio figlio è un disabile. Viviamo con gioia e forza la nostra situazione senza nasconderle alcuni momenti nei quali il cuore si oscura per i problemi che ci possono essere tutti i giorni.
Ma mi permetto di scriverle non per questo, non per raccontarle le difficoltà di una famiglia in cui c’è un ometto speciale che ha i suoi ritmi, i suoi tempi diversi da quelli di tutti noi.
No, di questo può leggere ovunque.
Le scrivo per raccontarle cosa mi è successo la settimana scorsa a Cervinara, paese nel quale sono nata, cresciuta, vivo e lavoro.
Ero in giro con mio figlio per fare delle commissioni. Come saprà, il paese è pieno di parcheggi riservati a chi ha una disabilità. Inutile dirle che la mia auto è regolarmente registrata presso il Comune e ha un permesso per parcheggiare in questi spazi.
Pioveva. Vedo in via Roma un parcheggio e noto che il posto è occupato da una persona normale.
Faccio segno alla signora se, gentilmente, può lasciarmi lo spazio.
La donna non si era accorta di mio figlio o ha fatto finta di non accorgersene.
Resta il fatto che non ha voluto lasciarmi il parcheggio e anzi ha aggiunto anche una serie di improperi del tipo: “Se hai problemi con tuo figlio, statti a casa”.
Su tutte le furie, allora, ho chiamato i vigili urbani di Cervinara i qual non rispondevano. Forse fuori servizio. Mi armo di coraggio e faccio il 113. L’operatore di Polizia mi risponde, con gentilezza, che loro non possono nulla perché competenza dei vigili al massimo avrei dovuto presentare denuncia contro i vigili.
Ma stiamo scherzando?
Al di là della mancanza di controlli che mi lascia senza parole, ma come può una donna, una mamma, comportarsi in questo modo?
Se esiste uno spazio riservato a chi ha problemi, perché occuparlo?
La verità, caro Direttore, è che siamo tutti bravi ad essere solidali su Facebook ma nella vita reale siamo disattenti ed egoisti.
Ndr. Abbiamo preferito non firmare la cortese e ferma lettera della signora. Ciò che è successo è grave non per l’episodio in sé quanto piuttosto per l’insensibilità e la strafottenza dell’atteggiamento. Ancora peggio, poi, dover ricorrere all’autorità per instillare in questa “cittadina” una forma di rispetto nei confronti di chi ha bisogno. Ha proprio ragione, gentile Signora: su Facebook siamo tutti bravi e altruisti, nella realtà decisamente meno.