Cervinara: i giorni della frana nel ricordo di Aldo Balestra
Cervinara: i giorni della frana nel ricordo di Aldo Balestra. In quei giorni dell’alluvione arrivarono a Cervinara cronisti delle principali testate italiane. Con tutti loro noi della stampa locale stringemmo rapporti amicali sopratutto per veicolare al massimo l’emergenza che stavamo vivendo in tutta Italia.
Aldo Balestra primo ad arrivare
Il primo ad arrivare fu Aldo Balestra, oggi caporedattore de Il Mattino, allora in forze alla redazione di Avellino. Fu lui a dettare i nomi delle persone che erano scomparse. Quella tragedia restò nel cuore di quel giovane cronista che ha stretto con Cervinara e con tante persone del paese, tra cui il direttore di questa testata, un legame di cuore che dura da sempre . Oggi gli abbiamo chiesto un ricordo di quei giorni e, con la sensibilitò che lo contraddistingue, ha esaudito la nostra richiesta. E’ inutile dire che per Il Caudino è un onore ospitare una firma così importante.
Il ricordo
Di quella notte, la “malanotte” come titola oggi Il Caudino, ho irrimediabilmente stampato in mente un ricordo. La telefonata, poco dopo l’alba, degli amici di Retesei: “E’ venuta giù la montagna per l’alluvione, corri!”.
Parlando a bassa voce per non svegliare mia figlia, che all’epoca aveva meno di un anno, risposi che sì, sarei andato subito. E, debbo dire, meno male che lo feci, partendo ad Avellino con taccuino e macchina fotografica. Perché i giorni – furono giorni, e tanti – che da quel 16 dicembre 1999 trascorsi a Cervinara, a raccontare il disastro di Joffredo, sono stati tra i più importanti della mia vita professionale: per gravità dell’accaduto, con la coda dolorosissima delle vite umane perse, per la tempesta di sentimenti scatenatasi nel raccontare storie, drammi e situazioni, per la incredibile solidarietà e generosità umana di cui fui testimone e parte integrante.
Oggi l’amico Peppino Vaccariello, amico non da allora – ma da quell’occasione il legame è diventato indissolubile insieme alla pattuglia di cervinaresi che conoscevo e conobbi (da Pasquale a Michele, Pasqualino, Giacomo e tanti altri, anche qualcuno che non c’è più) – mi chiede una piccola testimonianza a 24 anni dall’alluvione.
Cervinara nel cuore
Cervinara, da allora, mi è entrata nel cuore e non ne è uscita più: il fango e le macerie, la forza distruttrice della natura che si riprendeva il sopravvento sugli uomini cancellando case e cose, il dolore, le lacrime calde e lo smarrimento della gente di Joffredo e Castello, la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima, la responsabilità di raccontare attraverso le pagine del Mattino la grandezza di quella tragedia: ecco tutto ciò non mi ha più abbandonato.
Nei lunghi 24 anni ho visto i passi avanti compiuti nel ridare luoghi e certezze a quella comunità ferita. Fino alla visita di qualche settimane fa, con Peppino e Giacomo, inoltrandomi nei vicoli e tastando con mano il legame dei cervinaresi a quei luoghi. La “malanotte” venne, sì. Ma ogni notte è destinata a cedere il passo ad un nuovo giorno. Anche a Cervinara.