Cervinara: Il mio 11 settembre con papà a due passi dalle Torri gemelle
Passeggio per piazza Trescine e intravedo un televisore dalla vetrina di un bar: c’è un aereo che si è abbattuto su una delle Twin Towers di New York. Penso a quale film possa essere, ma il mio pensiero viene interrotto da un amico che passando mi dice “Hai visto cosa sta succedendo a New York? Le Torri Gemelle stanno crollando!”. Là per là sorrido, penso ad uno scherzo visto che lui mi prende sempre in giro punzecchiandomi con frasi sulla Grande Mela e sugli americani. Poi collego tutto e corro al bar.
Resto di stucco nel vedere cosa sta accadendo e un tormento mi assale: poco tempo fa’ mio padre, in visita da New York mi ha detto di aver trovato un nuovo lavoro, in un ufficio, in un bel posto, vicino alle Torri Gemelle. Non riesco a ricordare precisamente dove mi aveva detto di lavorare, perché quando si è ragazzi non si fa caso a tante informazioni, soprattutto si tende a non ascoltare i genitori più di tanto. Subito mi pento amaramente di non aver prestato attenzione e comincio a pensare, “Vicino alle Torri Gemelle, ma quanto vicino? Manhattan è grande ed il senso della distanza lì è diverso.”
Non sono tranquilla, corro a casa, dove già trovo mia madre con le lacrime agli occhi intenta a comporre tutti i numeri telefonici di parenti ed amici, ma le linee sono intasate. Nessuna notizia.
Intanto il telegiornale ci propina edizioni speciali interminabili e immagini devastanti “…New York è sotto attacco…..altri due aerei dirottati….”.
Non sappiamo cosa fare. Non possiamo fare niente. Stiamo solo in silenzio a guardare quelle scene per una giornata intera e poi per tutta la serata, finché improvvisamente il telefono squilla intorno alle ore 23: “ ce l’ho fatta a tornare a casa, era un inferno, mi dispiace di non aver potuto avvisare prima, ma per fortuna stiamo tutti bene”. E’ papà, molto provato e stanco. Per lui è stata un’impresa tornare da Manhattan al Bronx, un lungo tratto a piedi e poi su autobus messi a disposizione dalle forze dell’ordine e dai soccorsi.
Era stata una mattina come tante altre l’11 settembre 2001. Si era svegliato, un caffè e poi via sulla metropolitana verso Manhattan per andare in ufficio al New York Disctrict Council of Carpenters. Uscendo dalla metropolitana un aereo gli era rombato sulla testa ad un’altezza dal suolo tale da fargli sospirare “ma questo qui è pazzo, andrà a finire in qualche grattacielo!”. Dieci minuti a piedi e poi su in ufficio aveva trovato tutti i suoi colleghi incollati alle finestre e avvicinandosi anche lui aveva visto il secondo aereo schiantarsi nella Torre. All’improvviso il panico aveva gelato tutti, le notizie si rincorrevano e le strade si erano trasformate in un fiume umano. Nessuno sapeva esattamente cosa stesse succedendo, bisognava solo andare via, evacuare la zona.
Ma mentre tutti si allontanavano dal disastro, altri gli andavano incontro…uno, due, tre, decine di veicoli dei vigili del fuoco sfilavano davanti ai loro occhi e mio padre li osservava uno dopo l’altro. Tutto si mescolava polvere, paura, confusione. Mio padre non è una persona di tante parole, non sa esprimere facilmente i suoi sentimenti, dice solo “Non dimenticherò mai gli sguardi di quei ragazzi sui furgoni, erano tanti”.
Un giorno di fine estate si è trasformato per noi in una giornata di attesa infinita e paura, poi si è concluso con gioia, ma una gioia velata dal dolore per tutte quelle vittime.
Al di là delle polemiche, delle supposizioni, dei presunti complotti, dell’opinione personale riguardo la politica statunitense, quello che resta di quella giornata, iniziata come tante altre, è il vuoto che hanno lasciato quelle persone nelle loro famiglie. Questa giornata è in loro memoria, ma anche in memoria di qualsiasi altra persona morta da innocente vittima dei poteri di questo mondo.
Sono passati 14 anni, ma se vi capita di passare per Lurting Avenue – Bronx NY, vedrete sventolare una bandiera americana davanti alla casa della vicina di papà. Suo figlio, vigile del fuoco di 23 anni, non ha potuto fare quella stessa telefonata, è morto mentre cercava di salvare altri all’interno delle Torri.
Per fortuna lui, papà, lavorava molto vicino alle Torri, ma non troppo.
“We will never forget”.
Lina Zullo