Cervinara, il mistero del giardiniere marocchino andato a combattere in Siria
Bocche cucite nella piccola comunità marocchina che vive a Cervinara. Nessuno ricorda quel connazionale che per circa tre mesi nel 2014 ha vissuto nel piccolo centro e poi si è dileguato dalla sera alla mattina.
Parliamo del cittadino del Marocco arrivato all’onore delle cronache in questi giorni perché la sua presenza è stata raccontata durante il processo milanese alla prima “foreign figheter” italiana, Fatima Sergio.
Secondo quanto è emerso, l’uomo ha vissuto tre mesi a Cervinara e poi è sparito con destinazione Siria a combattere accanto alle milizie dell’Isis.
Il suo nome è saltato fuori perché è stata intercettata una sua telefonata verso un reclutatore turca il quale gli ha spiegato, senza mezzi termini, che una volta arrivato nel Paese della Mezza Luna avrebbe dovuto disfarsi anche del cellulare.
Abbiamo fatto un giro nella zona di Pirozza dove è concentrato il maggior numero della comunità marocchina a Cervinara.
Nessuno lo ricorda chiaramente. Se a qualcuno torna in mente è per dire che era un uomo riservato e un gran lavoratore.
Sparito nel nulla dalla sera alla mattina.
Non si sarebbe confidato con nessuno e a nessuno avrebbe rivelato i suoi piani.
Il viaggio dalla Campania al Medio Oriente sarebbe avvenuto tramite la tappa obbligata di Milano dove, a quanto pare, agirebbero un gruppo di “smistatori” di foreign fighters dall’Occidente fino agli scenari di guerra che vedono impegnate le bandiere nere di Daesh. Questi elementi sono considerati di fondamentale importanza dagli investigatori e dai magistrati per ricostruire le vie della guerra che attraversano l’Italia e che si dipanano lungo la scia di schede telefoniche estere (il marocchino ne avrebbe usata una turca per contattare un “gancio”) e favoreggiatori internazionali.
Il coinvolgimento nelle reti della lady italiana della Jihad, Maria Giulia Sergio – che convertendosi ha assunto il nome arabo di Fatima – sembra accertato, da comprendere è il ruolo che la donna poteva rivestire. Il collegamento, infatti, sarebbe – come riferisce Il Mattino – nelle origini della madre della donna, avellinese proveniente da Domicella, centro che dista meno di 50 chilometri da Cervinara. Sia la Sergio che il giardiniere con il pallino della Jihad avrebbero fatto ricorso alla stessa organizzazione per raggiungere il sedicente Califfato.