Cervinara: il parroco unico ” condanna ” Il Caudino al rogo

La doverosa risposta del direttore Peppino Vaccariello contro l'invettiva del parroco unico, don Renato Trapani

Redazione
Cervinara: il parroco unico ” condanna ”  Il Caudino al rogo

Cervinara: il parroco unico ” condanna ” Il Caudino al rogo. Poche righe sono state sufficienti a suscitare l’ira funesta del parroco unico di Cervinara, don Renato Trapani contro questo sciagurato, eretico e, a breve, a quanto pare, anche scomunicato giornale.  Innanzitutto, verrebbe da dire che a differenza di quanto insegna, il parroco unico di Cervinara non ha porto l’altra guancia. Come sono belli i principi, difficile è metterli in atto.

I principi cristiani

Ma, a scanso di equivoci, se davvero il sacerdote voleva interloquire con questa sciaguratissima testata, poteva scrivere una lettera ed anche lui, come consiglia a noi, poteva fare una semplice telefonata. Ha preferito affidarsi ai social per così “ scatenare “ nel senso buono i suoi prediletti. Aizzare i seguaci contro qualcuno non ci sembra affatto un esercizio dettato dai principi cristiani.

Ma veniamo ai fatti e soprattutto alla pietra dello scandalo. Il poco informato Il Caudino ha scritto che il nuovo parroco, don Massimo Borreca, non si occuperà dell’Unità Pastorale e, quindi, l’ottimo don Renato ha avuto buon gioco nel fare della facile ironia.

Ebbene, carissimo don Renato, nella nomina di don Massimo viene specificato, a chiare lettere, da sua Eccellenza, monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento che sarà parroco non moderatore e che l’Unità Pastorale resterà in capo a lei, sino al suo prossimo , a quanto pare, imminente, trasferimento. Questo volevamo sottolineare, non ci siamo spiegati bene? Chiediamo scusa e ci copriamo il capo di cenere.

Abbiamo scritto poi che le chiese sono sempre più vuote e mal ridotte. E, forse, questo è stato il peccato più grave per  la Santa Inquisizione cervinarese e, sicuramente,  meritiamo il rogo. Don Renato fornisce dei numeri e racconta come per le messe della domenica, le chiese siano sempre piene di gente. Lo stesso vale per le adorazioni e tutte le altre iniziative. E racconta anche di interventi fatti per tutte le chiese.

La  pecorella smarrita

L’esimio parroco unico di Cervinara, però, non si accorge che in queste funzioni partecipano sempre le stesse persone, illuminate dalla grazia. A noi viene da chiedere e tutti gli altri?  Un pastore dovrebbe essere molto più attento alla pecorella smarrita piuttosto che al gregge.  E la pecorella smarrita deve essere cercata, non si può sperare che torni da sola.

Prima dell’Unità Pastorale, le chiese, fisicamente, sul territorio erano anche degli importantissimi presidi sociali. L’Unità pastorale doveva migliorare tutto questo. Ma l’esimio parroco unico, gli altri sacerdoti ed i suoi collaboratori hanno idea che ci sono genitori, molti genitori, in diverse parti del paese che non hanno tempo per accompagnare i loro figli nella ridotta della chiesa del Gesù Misericordioso dove si svolgono le armoniose attività.  C’è qualcuno che si prende cura di quei bambini, che non fanno certo parte, dei 130 che hanno partecipato al campo scuola. Anche in questo caso, il pastore si occupa del gregge e non delle pecorelle smarrite.

Vendita di edifici e terreni

Preferiremmo sorvolare sugli interventi fatti per le chiese. Caro don Renato, lei è il parroco unico di Cervinara e, come tale, dovrebbe difendere, con le unghie e con i denti, gli interessi della comunità cervinarese. Soprattutto pretendere dalla curia i soldi che proprio le parrocchie di Cervinara hanno prodotto e continuano a produrre negli anni. Ci riferiamo alla vendita di edifici e terreni. Anche questo fa un buon pastore. A quanto pare, invece, lei asseconda i desiderata di piazza Orsini a Benevento.

Probabilmente questo in futuro frutterà ma non certo a Cervinara. Lei, certamente, sa meglio di tutti noi che le chiese sono, oltre che luoghi di culto, anche tesori storici e granai della memoria. Vederle deperire, giorno dopo giorno, fa davvero tanto male. Del resto non trattandosi della sua terra, questo non sembra un problema principale.

Le omelie mute

Infine, ma non per ultimo, ci piacerebbe sentire in qualche omelia parole sul degrado morale, sull’assedio criminale che Cervinara vive sulla propria pelle e sui tanti altri infiniti problemi della nostra comunità. Anche questo ci hanno insegnato, fa un pastore, un buon pastore.

Vede, carissimo don Renato, è molto semplice scagliarsi contro i deboli e tacere al cospetto dei potenti. Lei ha fatto benissimo a mettere all’indice il nostro giornale, qualche volte ci piacerebbe che lo facesse anche per denunciare qualche ingiustizia, ma, forse, nella ridotta della chiesa del Gesù Misericordioso non arriva eco di quello che avviene in paese.

Attendendo che la sua ira funesta venga indirizzata anche verso altri lidi le ricordiamo che parole di Alessandro Manzoni nel 25esimo capitolo de I Promessi Sposi: ““Certo il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” . Si riferiva ad un sacerdote che si chiamava Don Abbondio. Intendiamoci non le chiediamo di diventare un Fra Cristoforo ma, magari, un poco di coraggio in più non guasterebbe.

La salutiamo, noi Fraternamente in Cristo, cosa di cui lei si è scordato, preso a scrivere l’invettiva contro un giornale libero, democratico e soprattutto serio. Un giornale che ha il grande torto di raccontare le cose come sono e quando succedono. Magari un giorno, anche Il Caudino imparerà a tessere le lodi dei potenti e a fregarsene della povera gente ma non sino a quando ci sarà questo direttore.

Peppino Vaccariello