Cervinara: la malanotte, i morti e l’angoscia

Redazione
Cervinara: la malanotte, i morti e l’angoscia
Cervinara: questa sera nessun spettacolo ad Joffredo

Cervinara: la malanotte, i morti e l’angoscia. La malanotte non arrivò improvvisa. Certo, agì con il buio, come una spietata assassina, ma la frana non si riversò all’improvviso sulle case di Joffredo. Nei giorni precedenti su Cervinara e gli altri paesi della Valle Caudina piovve in modo ininterrotto per quasi tre giorni.

La rete pluviometrica

Un po’ come è avvenuto la settimana scorsa. Solo che nel dicembre del 1999, le montagne di Cervinara e San Martino Valle Caudina non avevano la rete pluviometrica di oggi. La stessa rete che, sempre nei giorni scorsi ha fatto scattare l’allarme ed ha fatto evacuare alcune famiglie dal centro storico di San Martino.

Nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre del 1999, una squadra di vigili del fuoco stava effettuando dei rilievi a causa degli allagamenti che si continuavano a succedere a Cervinara. Furono quegli angeli con i caschi rossi a dare l’allarme a far scappare la gente di Joffredo.

Altrimenti, i morti non sarebbero stati solo cinque, il bilancio, l’elenco di vite umane  sarebbe stato ancora più lungo ed amplio. I vigili del fuoco poterono contare anche sui volontari della Confraternita Misericordia che riuscirono a strappare la gente dal fango.

I morti

Ricordiamoli i nomi di quelle persone che la malanotte uccise senza pietà. Luigi e Giuseppe Affinita, padre e figlio, Liliana Marro, Luigia Befi e Michelangelo Mascia, marito e moglie. Qualche ora dopo ci sarebbe stata anche una sesta vittima, questa volta a San Martino Valle Caudina, Pellegrino D’Argenio, travolto mentre cercava di aprire un varco nel fango.

La paura e l’angoscia

Chi ha vissuto quei giorni non potrà mai scordare la paura e l’angoscia che si vissero a Cervinara. Il giorno più drammatico fu proprio il sedici dicembre che, in quel 1999, cadeva di giovedì come oggi nel 2021. Quando arrivò l’alba c’erano stati già cinque morti. La parte alta del paese era stata evacuata e nessuno poteva dire cosa sarebbe successo da lì a poco.

Lo scorso mese di maggio dopo 21 anni, i torrenti della parte alta del paese sono stati messi in sicurezza, grazie a dei lavori fatti realizzare dalla giunta, guidata dal sindaco Filuccio Tangredi. I lavori sono stati fatti benissimo e con grande coscienza, proprio la pioggia dei giorni scorsi lo ha testimoniato.

Ma Joffredo è diventato altro, il luogo ha la sua suggestione, ma ha bisogno di vivere. Questa dovrebbe essere la sfida per i prossimi decenni, ma c’è bisogno di idee e di impegno.

                                                                                                                                                                                                                                                                                           Peppino Vaccariello