Cervinara: le scelte per una politica migliore

Una riflessione ed un auspicio senza tempo della nostra Serena Fierro

Redazione
Cervinara: le scelte per una politica migliore

Cervinara: le scelte per una politica migliore. 64 a.C. Una sola data, un solo nome, impressi per sempre nei libri di storia.

Pochi giorni prima delle elezioni consolari, Cicerone presentava la propria orazione – di cui pochi frammenti ormai restano – vestito “in candida toga”, così come ricordano gli antichi.
Il termine “candidato”, proveniente dal latino “candidus”, significa letteralmente “bianco”, “chiaro”. E nell’antica Roma, infatti, chiunque presentasse il proprio nome in occasione di una pubblica elezione vestiva, per tradizione, una toga bianca o imbiancata, immancabile simbolo di onestà. Di purezza.
Ufficialmente, era costui il “petitor” (“aspirante”); ragion per cui erano detti a loro volta “competitores” i suoi rivali, così come ancora oggi li definiamo.
Da Cicerone a Seneca; da Dante a Machiavelli; da Platone ad Hobbes, a tanta parte della filosofia contemporanea: una tradizione intera di pensiero ha tessuto il ritratto del grande statista quale prototipo del “vir bonus”. Dell’ “uomo virtuoso”.
Dotato di humanitas, medietas, decorum, virtus. Sobrio nei costumi. Saggio nella condotta. Forte nella morale. Equilibrato nell’animo. Cultore del sapere, conoscitore della filosofia. Profondo assertore dell’etica e della virtù.
Capace di affiancare al “recte loqui”, il “parlar bene” – fulcro di tutta l’arte oratoria – il ben operare.
E pur tuttavia, risalendo ancor più etimologicamente indietro, nondimeno si può ignorare quanto l’epiteto medesimo “bonus” sia mutuato dal linguaggio agricolo stesso, in riferimento a beni che siano produttivi, e rimandi pertanto, non a caso, ad un’idea di prosperità.
Di abbondanza. Nonché, per ovvia conseguenza, liddove applicato all’uomo, alla facoltà di compiere efficacemente la propria funzione; ad un giudizio di totale positività, che sia al contempo economica, sociale ed etica insieme.
V’è oggi, nostro malgrado, ben poco di “candidus” nella politica attuale; ed altrettanto rari sono i “boni viri”. Gli “uomini virtuosi”.
Eppure, quell’antico, aristocratico ideale di una nobiltà d’animo che si elevi al di sopra di ogni bassezza e di ogni edonismo; di qualsivoglia mentalità utilitaristica, materialistica, e di profitto personale; che faccia altresì dell’ordine, della saggezza, della misura e della compostezza i propri vessilli, non può morire in se stessa, proprio laddove quegli stessi ideali sono nati, maturati, cresciuti. Vissuti, sino a costituire lo spirito più autentico, profondo della nostra intera civiltà.
Ancora una volta, pertanto, dovremmo trarre insegnamento dalla lezione dei classici; ricordare, fare tesoro delle nostre radici; assorbirne osmoticamente l’esempio, specie in un momento storico in cui suddetti valori sono più che mai oggi calpestati, vilipesi. Offesi.
Che ciascuno di noi possa dunque ricordarlo, al momento del prossimo voto. Momento che resta sempre, pur sempre, un atto sacro, in ossequio alla nostra capacità di libera scelta; di libero arbitrio.
Che ognuno di noi possa condurre quell’opportuna, profonda opera di discernimento dentro di sé. Sì da scegliere alfine, con onestà intellettuale, colui che a quegli antichi valori; a quegli indefessi, intramontabili ideali, maggiormente si accosti, consacrando ad essi il proprio essere ed il proprio operato. E fedelmente rispecchiare, proprio in quelli, anche i nostri.

Serena Fierro