Cervinara: “lista unica alle prossime amministrative per vincere il degrado e l’abbandono”, la proposta del generale Bianco

La proposta farà sicuramente discutere. Speriamo si inneschi un dibattito positivo

Redazione
Cervinara: “lista unica alle prossime amministrative per vincere il degrado e l’abbandono”, la proposta del generale Bianco

Cervinara: ” lista unica alle prossime amministrative per vincere il degrado e l’abbandono”, la proposta del generale Bianco. Il generale Francesco Bianco per denunciare, a malincuore il degrado ed il letargo in cui vive Cervinara. Dall’alto della sua esperienza professionale e politica lancia anche una proposta per le prossime elezioni amministrative. Leggiamo ciò che ci scrive. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gentile Direttore,

ho molte volte “profittato” del Suo giornale per esprimere le mie osservazioni e sentimenti verso la Città di Cervinara che mi ha dato i Natali e dove ho trascorso l’infanzia, la giovinezza, parte della maturità.

Restai a viverci fino al terribile terremoto del 23 novembre 1980, le cui devastanti conseguenze colpirono parte della mia casa natia, e con moglie e due figlioletti mi trasferii a Napoli in uno degli alloggi dell’Aeronautica Militare di Capodichino, dove svolgevo la professione di Ufficiale Superiore del Commissariato Aeronautico.

A Napoli ho trascorso tutto l’iter della mia professione sino al grado di Generale, amministrando più di 1500 persone, dislocate a Capodichino, alla Nato di Bagnoli, nei cosiddetti “teleposti” di tutta la Regione Campania, dove da Trevico a Montevergine, a Capo Palinuro erano allocate le nostre stazioni meteo e di avvistamento.

Una occasionale visita in Aeroporto di un famoso Ministro degli anni ’80-’90, che mi impegnò per l’accoglienza, fu “galeotta” perché apprezzasse la mia franchezza nell’esporre idee e concetti che non erano legati solo al mondo militare, ma anche a quello della Società Civile.

Fu così che mi convinse nell’intraprendere un’altra “carriera”, quella politica, candidandomi nelle file della Democrazia Cristiana, nientemeno al… Comune di Napoli! Io che provenivo da una cittadina di appena 10.000 abitanti, per giunta in una Provincia piccola dell’entroterra campana.

Competevo con Consiglieri uscenti, Assessori ancora in carica, soprattutto con il “gotha” dei Napoletani radicati nei singoli Quartieri, ognuno dei quali contava più di 100.000 abitanti. Fu una “scommessa” con me stesso, con i parenti che inizialmente dissentirono, mia moglie per prima.

Una campagna elettorale estenuante per la difficoltà di raggiungere ogni angolo di Napoli, con un traffico già allora impazzito e con la ritrosia di chi sa di non essere un Napoletano autoctono. Evidentemente, la mia innata “passione” che metto nel mio agire, e l’aiuto di tanti concittadini cervinaresi che lavoravano a Napoli, la mia elezione fu clamorosa nel numero dei risultati: circa 12.000 voti, secondo solo al Ministro degli Interni Enzo Scotti, capolista della D.C.

Da quel momento iniziò una seconda “carriera” che mi portò a reggere due Assessorati di peso (al Personale con 25.000 dipendenti; allo Sport, poi, con il Napoli di Maradona e il primo scudetto. Poi ancora per due legislature regionale Capogruppo di F.I., poi Direttore dell’unica Scuola Meridionale di Protezione Civile, poi Difensore Civico Regionale, oggi Presidente dell’Associazione degli ex Consiglieri, costituita ufficialmente con legge in tutte le Regioni).

La mia passione, ereditata da un grande padre, per gli studi, la lettura, gli approfondimenti, mi portò anche all’insegnamento Universitario di Diritto Amm.vo, prima in Accademia Aeronautica, poi, nell’Università del Sannio, allievo del prof. Laudadio, poi ancora nella Link University di Roma.

I suoi lettori, Direttore, e Lei stesso si saranno stufati di leggere una specie di curriculum di un “Carneade” qualsiasi. Ho esposto quanto scritto, perché ho una piccola presunzione di capire quanto di negativo, o positivo, intravvedo nella mia cittadina d’origine, che non mai lasciato o trascurato anche in occasione di tragici eventi (terremoto e alluvione).

Non v’è week-end ch’io non trascorra a Cervinara o estate che non mi veda presente per mesi. Domenica scorsa in un ottimo ristorante di Castello ho incontrato una “vecchia” amica di scuola, che mi ha ricordato i nostri studi liceali trascorsi anche a bordo di un pullman scassato per raggiungere la sede scolastica.

Mi ha ricordato le “passeggiate” lungo la “via del Campo” in cui tra veri amici ed amiche si discuteva di tutto. Eravamo un gruppo affiatato, giovane e pieno di progetti: da altri paesi limitrofi ci chiamavano” i Cervinaresi” in segno di rispetto ed anche d’invidia, perché eravamo i più bravi nell’unico liceo esistente in Valle Caudina.

Poi, il trenino della “ferrovia di cartone” ci permise anche di frequentare l’unica Università della Campania, la prestigiosa “Federico II”, dove ognuno intraprese gli studi preferiti, affermandosi nelle rispettive professioni.

Nostalgia? Tanta! Tristezza? Molta, ma non per aver perso la dote più bella che la vita ci offre: la gioventù. La tristezza incombe quando si incontrano giovani ché chiedono il “favore” di poter lavorare, quando questo dovrebbe essere un diritto.

Venendo da Napoli non inveisca più per il passaggio a livello chiuso, perché so che la “ferrovia di cartone” ha cessato di esistere, malgrado le tante assicurazioni fatte dall’EAV ai creduloni delle amministrazioni locali, e il solito striminzito personale o macchinario che ogni tanto si vede lavorare sulla tratta Cervinara-Rotondi.

Nei quaranta e passa anni da quando lasciai il mio paese tante cose sono mutate; il progresso è avanzato a passi giganteschi: i treni ora camminano sui binari dell’alta velocità, che, guarda caso è stata costruita da Napoli a Bari nella Valle Telesina e non Caudina.

In precedenza anche il tratto dell’autostrada A16 che collega Napoli sempre con Bari è transitato per Avellino, costeggiando i monti che ci dividono da Avella. I Romani, che erano accorti amministratori ed erano Maestri dell’Ingegneria, costruirono l’Appia da Roma a Brindisi, passando per la Valle Caudina, e non addentrandosi nell’Avellinese, per poi indietreggiare per dirigersi in Puglia.

Sempre domenica ho incontrato un grosso industriale del legno di Cervinara; ha costruito e delocalizzato la sua fabbrica nella “Zona Industriale” del paese. Denuncia da anni, assieme ad altri industriali un “piccolo” problema: nel sito mancano… le fogne!

Come volete, affermava giustamente, che ci sia qualche grosso industriale venuto da fuori che voglia intraprendere una nuova attività in una zona in cui mancano i collegamenti (ferroviari, inesistenti, e stradali, con un’Appia ridotta a colabrodo)?

Lasciai una cittadina che era la “regina” della Valle Caudina, con i suoi 11.000 e passa abitanti e un fervore culturale e imprenditoriale notevoli (quante lotte per mantenere il famoso “tabacchificio”!); con treni che raggiungevano anche la M.

Trovo un paese ridotto a poco più di 8.000 abitanti, superato alla grande dalla vicina cittadina di Montesarchio, privilegiata dall’Appia che l’attraversa, dalla stessa Airola, e tra poco da S. Martino, un tempo una nostra “appendice”, dove stanno per localizzare anche una stazione di Vigili del Fuoco, dopo aver fatto altrettanto per la Sanità.

Colpa degli amministratori che si sono succeduti? Non credo, perché all’interno di questi vi sono persone eccellenti per qualità professionali ed imprenditoriali. lo credo che il vero problema stia nella natura stessa dei cittadini: troppo litigiosi, senza una programmazione unica per il bene comune.

Quando Cristo nell’uliveto di Getsemani prima di ritirarsi a pregare dopo l’Ultima Cena, disse ai suoi Discepoli di spezzare un rametto di ulivo, tutti lo fecero con facilità. Ma quando disse a Pietro, il più nerboruto, di mettere assieme gli undici rametti e spezzarli tutti affastellati, non gli fu possibile per la resistenza di tanti rami assemblati e non di uno solo.

Perché, mi domando allora, non si profitta delle imminenti elezioni amministrative per formare una lista comune con le migliori energie umane (e sono tanti cittadini, già amministratori ed anche giovani) e fare” fronte comune” contro l’isolazione cui sta andando incontro la nostra bella ed ubertosa cittadina?

Anche Atene e Sparta, acerrime nemiche, si unirono quando videro i Persiani che incombevano. “Pio” desiderio il mio? Si! Quando vado nel bar di piazza Mercato sento già i “venti di guerra” dichiarati dagli avventori.

Che peccato! Eravamo il “gotha” della Valle Caudina…