Cervinara piange Antonio Pagnozzi, leggendario “sbirro” della Milano anni 70

Redazione
Cervinara piange Antonio Pagnozzi, leggendario “sbirro” della Milano anni 70
Mario Calabresi ricorda il Prefetto Pagnozzi

Cervinara piange Antonio Pagnozzi, leggendario “sbirro” della Milano anni 70. Un uomo delle istituzioni, un servitore dello Stato con un acume investigativo che suscitava l’ammirazione dei cronisti di “Nera” della Milano degli anni Settanta.

Antonio Pagnozzi ci ha lasciato rendendo ancora più triste questo maledetto 2020. Antonio Pagnozzi aveva 84anni. Era nato a Cervinara ed aveva mantenuto solidi legami con il nostro paese.

Tornava almeno una volta l’anno per fare visita ai suoi cari al cimitero e per rivedere tutti gli amici della sua infanzia.

Laureato in giurisprudenza entra nella polizia il 26 aprile del ’64, quando viene assunto come vicecommissario e destinato all’Aquila: inizialmente all’Ufficio di Gabinetto, in seguito dirige l’Ufficio politico, la III divisione e l’ufficio stranieri.

Nel ’67 viene trasferito a Milano all’Ufficio Politico, la Digos di cinquanta anni fa.

E’ il periodo rovente delle manifestazioni e della rivolta studentesca e Pagnozzi assume il difficile incarico di coordinare proprio la sezione contestazione giovanile.

Capo della Mobile per 10 anni

Dal settembre del ’73 passa a dirigere la squadra mobile milanese.

La dirige per dieci anni, diventando una vera e propria leggenda per la polizia milanese e per i cronisti. Tanti poliziotti, immortalati nelle pagine dei libri gialli sono stati ispirati proprio alla sua figura.

Il cervinarese trapiantato a Milano, gira per le strade della metropoli, da solo,  indossando un impermeabile e guadagnandosi il rispetto anche negli ambienti della malavita.

Assiste al cambio netto della criminalità. Diventa l’avversario di criminali leggendari, da Francis Turatello a Renato Vallanzasca.

Sgomina bande di rapinatori ed arriva ad effettuare arresti anche a Marsiglia. I suoi uomini lo adorano perché è il primo a sporcarsi le mani, lavorando anche 20 ore al giorno.

I cronisti lo attendono ogni mattina per avere da lui notizie.

Nel maggio dell’83 è promosso primo dirigente, dal settembre dello stesso anno ha comandato il Centro Interprovinciale Criminalpol Lombardia, incarico che ha svolto fino al febbraio dell’88.

Nello stesso anno è stato promosso dirigente superiore e destinato al ministero con le funzioni di Ispettore Generale. Nel marzo dell’88 diventa questore di Cosenza, nel ’91 di Pavia e nel ’94 viene spostato a Genova.

Nel capoluogo ligure è il questore che riporta la pace nei “carruggi”: i vicoli genovesi assediati dai problemi di immigrazione selvaggia e microdelinquenza con lui respirano nuova aria.

La scommessa di Pagnozzi è quella di combinare la fermezza degli interventi al dialogo con i cittadini.

Lo ha imparato a Milano quando si trovava tra cortei e scontri e quando vede morire il suo collega ed amico Luigi Calabresi, in un vile attentato.

Nel 1998, l’allora ministro degli interni Napolitano lo nomina questore di Roma. Sarà il questore del Giubileo a lui è affidata la sicurezza di milioni di pellegrini.

Una persona perbene

Una persona perbene che, quando si trovava a Milano, è stato sempre un punto di riferimento per i suoi concittadini che si recavano nella metropoli lombarda in cerca di fortuna.

Era molto legato a Il Caudino, anche per la grande amicizia con il professore Raffale Cioffi. Alla nostra biblioteca ha donato decine e decine di libri

Si è spento a Milano.  E Lo piangono la moglie Stefania Moro, nipote di Aldo Moro, la figlia Chiara, i parenti, gli amici, tutti coloro a cui ha insegnato il mestiere di poliziotto e sono davvero tanti.

Alla signora Stefania, alla figlia ed ai familiari giunga il cordoglio del direttore Alfredo Marro e della redazione del Caudino.