Cervinara: presentato il libro di Luigi Mainolfi, Confessione di un uomo e altre storie

Redazione
Cervinara: presentato il libro di Luigi Mainolfi, Confessione di un uomo e altre storie

“Un servitore delle istituzioni, un idealista, un uomo di quelli di cui l’oggi ha bisogno perché il Paese possa superare la crisi che vive e perché la collettività possa ritrovarsi in valori che sembrano ormai perduti”.
Con queste parole il direttore del nostro giornale, Alfredo Marro, ha definito Luigi Mainolfi, autore di ‘Confessione di un uomo normale e altre storie’, in occasione della presentazione dell’ultimo libro del politico di Rotondi. L’evento si è svolto ieri pomeriggio presso la sala biblioteca del nostro giornale.
Al tavolo dei relatori, accanto al direttore, Maria Felicia Crisci, ex docente e dirigente scolastico del ‘Giannone’ di Benevento e Mainolfi, uomo di spicco del socialismo democratico locale e nazionale, già, tra gli altri incarichi ricoperti, assessore alla Pubblica istruzione della Provincia di Avellino.
Il direttore Marro ha brevemente ripercorso le principali tappe della storia politica, sottolineando la passione, la serietà e la competenza che hanno scandito l’operato di Mainolfi per tutto il corso della sua vita e della sua attività. La preside Crisci ha poi guidato il pubblico, alternandosi con la lettura di alcune pagine affidata a Cosimo Servodio, alla scoperta del libro, analizzando struttura, sistema dei personaggi, stile e posizione dell’autore rispetto alla materia trattata. Nel presentare lo scritto, composto da diversi capitoli in cui l’autore alterna il racconto di ricordi della sua vita, riflessioni e aneddoti che restituiscono usanze e peculiarità della realtà sociale e popolare caudina, la relatrice ha posto l’accento sulla memoria quale pilastro della stesura del testo.
“Dopo aver visto e vissuto tante cose – ha esordito – è come se l’autore avesse avvertito il bisogno di collocare tutto quanto succhiato con il latte materno. Mainolfi torna alle radici riportando esperienze che non assurgono agli onori della cronaca, ma che consentono di ricomporre la memoria così da ritrovare quel collante sociale minacciato dalla globalità contemporanea. I racconti di ‘Confessione di un uomo normale e altre storie’ – ha aggiunto – restituiscono lo spaccato sociologico di una cultura, la nostra, in cui tutta la comunità può ritrovarsi. Dalle pagine del libro emerge inoltre una profonda sostanza politica. L’approccio alla materia narrata è quello del politico e del giornalista che si guarda intorno, che legge i fatti e li archivia, li archivia e li propone ai lettori”. A ‘confessarsi’, a mettere a nudo se stessi e la loro storia, sono diversi personaggi: un dipendente della pubblica amministrazione le cui vicende aprono il testo, un camorrista ‘convertito’, lo stesso autore. “Non c’è ingenuità né innocenza in queste confessioni – ha osservato Crisci – i vari personaggi consegnano a chi ascolta il proprio peso, il proprio bagaglio umano e, facendosi tipi, disegnano un contesto di costume familiare e sociale”. Nel suo intervento, poi, ha posto l’accento sulle doti di ascoltatore, di confessore di Mainolfi. “E’ come se i personaggi non aspettassero altro che raccontarsi a Luigi. L’autore sa ascoltare, non giudica, non si lascia turbare da nulla. Da politico di lungo corso, anzi, ha tutti gli strumenti per trattare gli argomenti più disparati, restituendo a chi legge quel caleidoscopio che è l’animo umano. Nelle sue confessioni, nel ripercorrere esperienze personali, l’autore sa anche togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ricorrendo alla parola allusiva, mai alla vendetta”.
Addentrandosi nell’analisi dei personaggi che popolano le pagine del libello di Mainolfi, Crisci ha parlato di “epopea dei senza storia”: i vari protagonisti rappresentano virtù e vizi stemperati dal sorriso dell’autore e dal suo ricorso all’ironia. “Ogni racconto è come un apologo in cui campeggiano il bene e il male”, ha osservato, indicando precedenti letterari in opere come ‘La commedia umana’ di Balzac ma anche nella favolistica classica di Fedro ed Esopo. Quanto allo spirto dell’autore rispetto ai suoi racconti, “non c’è mai giudizio: sull’aspetto moraleggiante prevale il sorriso ironico, quel piglio satirico che fu di Orazio ed Ariosto. Ai politici Mainolfi non perdona nulla anche se non c’è mai rancore. Verso i semplici, invece, l’autore si mostra comprensivo”, ha concluso la dirigente scolastica. Proprio della politica da intendersi come arte nobilissima ha parlato Mainolfi intervenendo nel corso della presentazione del suo libro. Facendo riferimento alla società contemporanea, ai problemi occupazionali, economici, sociali e morali che attanagliano l’Italia e, soprattutto, il Mezzogiorno, l’autore ha detto: “Spero che la politica risorga. Esorto tutti all’impegno politico che non significa necessariamente attivismo ma interesse e partecipazione. Una società seduta e rassegnata ha in se stessa i presupposti perché accadano cose negative”. Quanto al suo libro, infine, Mainolfi ha spiegato come tutto sia nato dal primo racconto, quello dedicato alle ‘confessioni’ rese da un dipendente della pubblica amministrazione. “Mi chiamava ‘confessore’ – ha ricordato Mainolfi – Ho cercato di trasferire agli altri, ai lettori, quello che ho provato io ascoltando e vivendo. Questo è un libro che vuol far sorridere e ricordare, che vuole far conoscere fatti costitutivi della nostra identità culturale e, se riesce anche a far riflettere, tanto meglio”.

Serena Finozzi