Cervinara: quando eravamo comunità

25 anni fa un moto spontaneo animò tutti i cervinaresi per portare aiuto a chi aveva perso tutto

Redazione
Cervinara: quando eravamo comunità

Cervinara: quando eravamo comunità. Sgomento, paura, dolore. Questi i sentimenti che avvolsero Cervinara nelle prime ore del 16 dicembre del 1999.

Le notizie arrivavano frammentate. Non si capiva ancora bene cose fosse successo. Si sapeva solo che la parte alta del paese era stata colpita da un evento franoso.

Alcune persone erano morte e tante famiglie venivano evacuate anche con l’ausilio degli elicotteri.

Alba tragica

Fu un’alba tragica. Mancavano solo 15 giorni alla fine del secolo e Cervinara stava facendo i conti con la tragedia più grande del novecento. Alla fine si contarono cinque morti e la distruzione del Borgo Joffredo.

Ma per tutta la giornata del 16 dicembre, i dispersi erano più di quaranta. Il comune era retto dal commissario prefettizio Salvatore Palma perchè a maggio del 1999 fu sciolto il consiglio comunale per la dimissione della maggioranza dei consiglieri.

Palma era di Quindici ed un anno e mezzo prima aveva fatto già i conti con l’evento alluvionale che si era abbattuto sul suo paese.

Le prime ore furono davvero terribili. C’era il rischio concreto che bisognava evacuare l’intero paese. Poi, man mano, questo primo allarme cominciò a rientrare ma la situazione continuava ad essere drammatica.

La parte alta di Cervinara sembra fosse stata bombarda a tappeto.

Essere comunità

Eppure, proprio in quel giorno tremendo, in quelle ore che sembravano senza speranza, cominciò qualcosa. Iniziò a germogliare un sentimento che ha fatto sentire Cervinara una comunità. Forse per l’ultima volta nella sua storia.

Solidarietà e fratellanza scoppiarono in modo naturale. Qualcuno aprì la propria casa per dare rifugio a persone che erano fuggite anche in pigiama.

Altri si ingegnarono per sfamare quella gente ed anche per provvedere ai generi di prima necessità.

L’allora Ragioneria Luigi Einaudi divenne un rifugio per diverse famiglie, approntato dalla confraternita Misericordia. Tanti ragazzi si trasformarono in animatori per i molti bimbi che erano lì ospitati con i familiari.

Diversi giovani e adulti indossarono stivali di gomma e cominciarono a spalare il fango. E lo fecero per diversi giorni

Forse è vero che gli italiani riescono a reagire in modo straordinario nelle situazioni di emergenza. 25 anni fa lo seppero dimostrare anche i cervinaresi.

Per una volta si sentirono tutti figli del loro paese e, almeno per qualche giorno, si fece di tutto per aiutare i propri fratelli.

Uno spirito, un sentimento che sembrano lontanissimi da quello che viviamo oggi. La quotidianità ci vede chiusi nel nostro egoismo e animati da una ferocia impietosa.

Non si può vivere rimpiangendo un passato che spesso si idealizza. Ma un quarto di secolo fa, mentre contavamo i morti e assistevamo alla distruzione di borgo, siamo stati, forse solo per pochi giorni, una comunità.

Peppino Vaccariello