Cervinara, Tentata estorsione: assolto uomo di 66 anni
Stamattina, dopo una lunga camera di consiglio, il Giudice Monocratico presso il Tribunale Penale di Benevento – dott. Sergio Pezza-, accogliendo le numerose questioni giuridiche e le plurime eccezioni di ordine procedurale, sollevate con convinzione e determinazione dall’ Avv. Giovanni Adamo, unico difensore del M. P., operaio di 66 anni di Cervinara, ha mandato assolto l’imputato da tutti i reati che gli veniva contestati, con la formula “PER NON AVER COMMESSO IL FATTO”.
La Procura della Repubblica di Benevento, con particolare insistenza, aveva chiesto di processare M. P., ritenendolo responsabile di particolari e gravissimi reati, dai quali erano scaturite le pesantissime accuse.
In particolare, all’imputato veniva contestata una tentazione estorsione mediante la quale avrebbe cercato di costringere una cittadina ucraina a versargli in diversi occasioni ingenti somme di denaro, minacciandola, altresì, di morte se non avesse lasciato la sua famiglia e se non avesse avuto con lo stesso numerosi rapporti sessuali.
Nonostante, il diniego della cittadina ucraina l’uomo la avrebbe molestata con il mezzo del telefono, recandosi spesso sul posto di lavoro e tempestandola di telefonate e sms, chiedendo di consumare rapporti sessuali.
La Pubblica Accusa, con una requisitoria molto sprezzante, aveva rassegnato le sue conclusioni, chiedendo che l’imputato fosse condannato ad anni 3 e mesi 6 di reclusione, ritenendolo pienamente responsabile dei fatti addebitati.
La difesa, nel corso della sua arringa finale, ha affrontato in modo analitico e sistematico tutte le questioni di ordine processuale che ne discendevano dalla presente vicenda, dimostrando al giudice che le dichiarazioni accusatorie, che avrebbero portato ad una pesante condanna dell’imputato, non poteva essere utilizzate poiché prive di riscontro probatorio ed acquisite al fascicolo per il dibattimento senza che fossero stati rispettati i canoni ermeneutici, previsti dal nostro legislatore con l’introduzione della normativa sul “GIUSTO PROCESSO”.
La Pubblica Accusa, interpretando in modo parziale e fazioso, la riforma costituzionale del giusto processo aveva sostenuto che le dichiarazioni rese da un testimone nelle fasi precedenti, qualora lo stesso per cause imprevedibili al momento dell’esame, risultasse irreperibile, potevano essere acquisite al fascicolo per il dibattimento, e pienamente utilizzabili ai fini della prova, quindi sufficienti per poter giungere all’affermazione della penale responsabilità dell’imputato.
L’avvocato Giovanni Adamo, richiamando numerose decisioni della Suprema Corte di Cassazione, tra l’altro, pronunciate e Sezioni Unite, e facendo leva sull’orientamento tracciato dalla Corte Europa di Strasburgo, si è opposto fermamente all’utilizzabilità delle dichiarazioni accusatorie, formulando richiesta di assoluzione per il proprio assistito.
La linea difensiva tracciata si è poggiata sull’assunto che l’irreperibilità sopravvenuta dopo la notifica degli atti, della persona offesa era da interpretarsi come una volontaria e libera sottrazione al contraddittorio, circostanza processuale che non avrebbe consentito al giudice di pronunciare sentenza di condanna.
Il giudice, all’esito della camera di consiglio, prendendo visione delle numerose decisioni prodotte dall’avvocato Giovanni Adamo, e ritenuta la piena fondatezza delle questioni giuridiche sollevate, ha mandato assolto il M. P. da tutti i reati contestati.
Con questa pronuncia assolutoria il cervinarese chiude definitivamente i conti con la giustizia, recupera una sua serenità, e ritorna ad essere un uomo immune da procedimenti penali pendenti a suo carico.