Chat a luci rosse e sesso con due studentesse: in manette un docente

Il Caudino
Chat a luci rosse e sesso con due studentesse: in manette un docente
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È “in corso già da tempo” una ispezione da parte dell’Ufficio scolastico regionale della Campania. È quanto si apprende dai vertici dell’Usr, in merito alla vicenda del professore del liceo “Gian Battista Vico” di Napoli, arrestato ieri dai carabinieri, con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con due studentesse minorenni.  Il docente si è difeso già con la preside quando è scoppiato  lo scandalo dicendo che i messaggi sono partiti dal tablet quando lui non c’era e il dispositivo era stato lasciato incustodito sulla cattedra.

Una delle sue due vittime minorenni lo ha denunciato: le dichiarazioni della ragazza hanno trovato riscontro nelle mail e nelle chat che aveva scambiato con il suo insegnante. L’uomo, docente all’epoca dei fatti al liceo vico di napoli, è finito agli arresti domiciliari: i carabinieri hanno eseguito ieri mattinanei suoi confronti l’ordinanza di custodia emessa dal gip su richiesta della procura della repubblica di napoli. L’accusa è di atti sessuali con minorenne, la fattispecie di reato che il codice penale riserva a quelle condotte in cui, pur non essendoci una costrizione materiale, si ritiene nullo – per via dell’età e del ruolo esercitato dal maggiorenne – l’eventuale consenso prestato dalla vittima. Il riserbo degli inquirenti sulla vicenda è totale, per tutelare sia le vittime che la famiglia dell’indagato, sposato e con figli. Pochissime, quindi, le informazioni che filtrano su quanto accaduto: si sa che l’uomo attualmente non insegna più nel vecchio liceo, in seguito a un trasferimento forse chiesto proprio per evitare ulteriori contatti con le studentesse delle sue classi.

Secondo l’accusa le sue due vittime avevano, all’epoca dei fatti, meno di 16 anni. L’attività investigativa è partita subito dopo la denuncia presentata da una delle due minorenni: dichiarazioni che hanno trovato riscontro negli approfondimenti eseguiti dalla polizia giudiziaria, anche analizzando i dispositivi telefonici e informatici (posta elettronica e chat) della ragazza. Scambi di messaggi dal tenore inequivocabile, che per gli inquirenti confermerebbero gli atti sessuali avvenuti. La studentessa, forse in seguito a un ripensamento o a un litigio, avrebbe poi deciso di rivelare quanto era successo. Non si sa con precisione a che periodo risalgano le vicende, che comunque sarebbero piuttosto recenti.