Ciambriello:”Le carceri servono a levare la libertà, non la vita”.

Il Caudino
Ciambriello:”Le carceri servono a levare la libertà, non la vita”.
Avellino: pranzo con le detenute ed i loro familiari con il garante Ciambriello
“Le carceri servono a levare la libertà, non la vita”, così il garante campano dei diritti dei detenuti Samuele Ciambriello commenta l’ultima morte, avvenuta nel carcere di Fuorni, di un detenuto malato, tossicodipendente e su una sedia a rotelle.
E poi snocciola cifre allarmanti.”L’anno scorso nelle carceri campane ci sono stati nove suiciidi, più tre di detenuti che erano agli arresti domiciliari, otto morti per malattie e cinque morti di cui bisogna accertare ancora le cause o le eventuali negligenze. Il carcere con più suicidi è stato quello di Poggioreale (5 morti), uno ciascuno a Carinola, Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Salerno (una donna.). Non voglio limitarmi a snocciolare solo numeri, anche se su 67 suicidi totali in Italia la nostra Regione vanta un buon primato negativo”.
Una regione che conta in totale 7.660  detenuti, su una capienza massima di 6142 posti, con 380 donne e 1008 immigrati. Tra le cause principali dell’alto tasso di suicidi, continua Ciambriello vi sono “il degrado e il sovraffollamento, ma anche la mancanza di comunicazione, di ascolto e di figure sociali”.
“Va rafforzato – continua il garante – il sistema di prevenzione varato dal Ministero nel 2016 e bisogna agire con una maggiore formazione specifica per la polizia penitenziaria e l’area educativa per prevenire ed intuire il disagio che poi porta al suicidio; ed è anche necessario il supporto di figure come gli psicologi e gli assistenti sociali, anche se la cronaca ha dimostrato, con i 140 suicidi sventati dalla polizia penitenziaria o dai compagni di cella negli ultimi due anni, che nel carcere la solidarietà c’è ed il carcere sa essere meno Caino della società esterna”.
Va migliorata, secondo il garante “l’assistenza sanitaria che in alcuni casi è disastrata e va rafforzata la presenza degli educatori nei reparti e nelle sezioni. Per questo chiedo a tutti, ognuno per la sua parte, di assumersi l’impegno di riflettere e intervenire. Per parte mia rafforzerò gli uffici del garante con esperienze di ascolto e sportelli informativi nelle carceri. Bisogna sconfiggere insieme l’indifferenza a questo stato di cose, coinvolgendo istituzioni e parti sociali”.
Infine Ciambriello ricorda che “il tema della prevenzione dei suicidi non può essere ristretto alla riflessione e alla responsabilità solo di chi si trova a gestire in carcere ma richiama alla responsabilità il mondo della cultura, dell’informazione e dell’amministrazione centrale e locale perché la perdita di giovani vite a un ritmo più che settimanale sia assunta nella sua drammaticità come tema di effettiva riflessione e di elaborazione di una diversa attenzione alle marginalità individuali e sociali che la nostra attuale organizzazione sociale produce.I principi di certezza della pena e della sua funzione rieducativa possono considerarsi davvero effettivi solo se per le pene detentive nelle carceri (ma lo stesso vale per le misure cautelari) sono garantite condizioni di dignità e umanità, principi costituzionali imprescindibili.”