Coronavirus: la chiusura delle scuole ha salvato tre quarti del paese dal contagio

Redazione
Coronavirus: la chiusura delle scuole ha salvato tre quarti del paese dal contagio

«Con la chiusura tempestiva delle scuole abbiamo salvato tre quarti dell’Italia», in particolare il centro Sud, da una diffusione del coronavirus analoga a quella delle regioni più colpite del Nord. Così Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Salute, conversando con i giornalisti dopo la conferenza stampa alla Protezione civile.

«I bambini sono un notevole vettore di contagio», ha spiegato Richeldi. «Il ministro della Salute e il presidente del Consiglio hanno chiuso le scuole nonostante i bambini non fossero colpiti dal virus – ha osservato Richeldi -, (in quel momento) c’erano un pò di casi a Codogno e un pò di casi a Lodi, avevano chiuso lì» con l’istituzione delle zone rosse. «Con quel provvedimento abbiamo salvato tre quarti d’Italia», ha aggiunto.

Negli ultimi tre giorni si è verificato un calo sia del numero delle vittime sia dei ricoveri in terapia intensiva, «grandi cambiamenti nell’ordine del 10-15%» che dipendono dalle «misure messe in atto» e da un «sistema sanitario che sta rispondendo». Ha aggiunto Luca Richeldi in conferenza stampa. «Non dobbiamo fermarci ai numeri – aggiunge – ma sono dati che devono far riflettere e ci incoraggiano nel messaggio che con i nostri comportamenti salviamo delle vite.

Mi associo all’importante messaggio del ministro Speranza, i dati sono un motivo per continuare a comportarci così, ma anche ad essere più stretti. Visti risultati dobbiamo essere ancora più convinti nel rispetto delle misure. La battaglia è molto lunga, non dobbiamo abbassare la guardia. In particolare il calo dei deceduti e dei ricoveri in terapie intensive danno dati solidi e concreti che si riflettono sulla vita dei cittadini». Così il professor Luca Richeldi, pneumologo del Comitato tecnico scientifico (Cts).

Sul coronavirus in Italia «c’è stata una impreparazione inevitabile iniziale: i primi dati molecolari ci dicono che circolasse in Italia i primi giorni di gennaio e il primo caso diagnosticato è del 20 febbraio. Eravamo impreparati, non è colpa di nessuno ed è inutile recriminare». Ha precisato Luca Richeldi. Secondo lo pneumologo «ci siamo trovati di fronte a una situazione senza precedenti, a un virus sconosciuto fino a 3 mesi fa».

«Covid non c’era, non era stato segnalato in alcun Paese extra Cina. Quando è arrivato, il sistema ha dovuto prepararsi in maniera straordinariamente rapida a un evento catastrofico, su una popolazione molto piccola – ha spiegato Richeldi a margine interpellato dall’Ansa – Fortunatamente, le misure del governo hanno dato tempo anche agli altri. Ci siamo trovati di fronte a un’emergenza sanitaria che è stata catastrofica, imprevedibile, ed ha impattato su una popolazione anziana e fragile. Se non avessimo il sistema sanitario che abbiamo, se non avessimo chiuso le scuole, forse davvero avremmo avuto i numeri delle grandi epidemie del passato. E rimane il punto interrogativo su quanti morti ci siano stati in Cina»

Maria Luisa Landi