Credito d’imposta per i comprare i Pos? I dati potranno essere usati per controlli fiscali

2 Maggio 2020

Credito d’imposta per i comprare i Pos? I dati potranno essere usati per controlli fiscali

Un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate ha stabilito che, a partire da luglio, le informazioni trasmesse dalle banche per il credito di imposta sui costi dei Pos degli esercenti possono essere usate per effettuare controlli fiscali.

Come fa notare il quotidiano Italia Oggi, questo è quanto stabilito dall’Agenzia in data 29/4/2020. Scendendo nel dettaglio, il documento disciplina i ”nuovi adempimenti da rispettare per poter usufruire del credito di imposta” in favore degli esercenti attività d’impresa, arte o professioni.

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Ricordiamo che il suddetto credito di imposta ammonta al 30% delle commissioni addebitate per le transazioni realizzate con metodi cashless, tra cui carte di credito, di debito o prepagate, e per quelle transazioni eseguite con altri strumenti tracciabili.

A partire dal prossimo primo luglio tutti gli operatori finanziari che hanno stretto accordi con artigiani, imprenditori o professionisti devono inviare alle Entrate le comunicazioni per ottenere il rimborso parziale delle commissioni. Il tax credit, che come detto è pari al 30%, verrà calcolato per le operazioni effettuate a partire dal primo giorno di luglio.

All’interno della definizione di ”commissione” rientreranno anche i costi applicati sul transatto e i costi fissi comprendenti un numero di operazioni in franchigia, ”anche nel caso in cui vi sia incluso il canone di locazione”.

Le comunicazioni da inviare alle Entrate dovranno contenere una serie di dati. Oltre al codice fiscale dell’esercente saranno richiesti: l’anno e il mese dell’addebito, il numero complessivo delle operazioni di pagamento realizzate in quello specifico lasso di tempo; il numero delle operazioni riconducibili a consumatori finali nel medesimo periodo preso in esame. E ancora: l’ammontare dei ”costi fissi periodici” che ricomprendono ”un numero variabile di operazioni in franchigia”.

A questo punto i dati vengono trasmessi alle Entrate mediante il Sid, cioè il Sistema di interscambio dati. Chi non risiede fiscalmente in Italia deve richiedere l’attribuzione del codice fiscale e abilitarsi al Sid. I dati richiesti saranno usati sì per verificare la spettanza del credito del 30% ma anche per attività di verifica e controllo, così come ”per l’analisi del rischio di evasione”.

Di fronte a omissioni o errori nella trasmissione dei citati dati, gli esercenti possono inviare una comunicazione di annullamento salvo poi inviare la comunicazione corretta; in alternativa è possibile modificare i dati riguardanti i singoli esercenti inviando una comunicazione di modifica. Dulcis in fundo, gli esercenti devono conservare la documentazione sulle commissioni Pos per ben dieci anni dal giorno esatto in cui è stata usata l’agevolazione.
(ilgiornale)

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