Cronaca: è morto Beppe Bigazzi gastronomo della Prova del Cuoco

Redazione
Cronaca: è morto Beppe Bigazzi gastronomo della Prova del Cuoco

Cronaca. Addio al giornalista e gastronomo Giuseppe ‘Beppe’ Bigazzi, noto al grande pubblico per la partecipazione al programma televisivo La prova del cuoco su Rai 1. Aveva 86 anni ed era malato da tempo.

L’annuncio della scomparsa, come riporta repubblica.it, è stato dato dallo chef Paolo Tizzanini, del ristorante L’Acquolina di Terranuova Bracciolini, il comune in provincia di Arezzo dove Bigazzi era nato il 20 gennaio 1933. L’amico Tizzanini, con cui aveva condotto un programma su Alice Tv, ha scritto su Facebook: “A cerimonia avvenuta vi comunico la perdita di un amico fraterno un grande uomo in tutti i sensi”.

Bigazzi ha iniziato a dedicarsi alla sua passione per la gastronomia curando, dal 1997 al 1999, sul quotidiano Il Tempo la rubrica Luoghi di delizia e sempre nel 1997 ha pubblicato il libro La natura come chef che ha vinto il premio Verdicchio d’oro. In televisione ha curato dal 1995 al 2000 la rubrica La borsa della spesa all’interno del programma Unomattina su Rai 1 e dal 2000 è stato ospite fisso a La prova del cuoco insieme ad Antonella Clerici e poi a Elisa Isoardi tutti i giorni all’ora di pranzo su Rai 1. Una collaborazione andata avanti per anni fino al 14 febbraio del 2010 quando Bigazzi è stato sospeso per aver parlato di una ricetta del “gatto in umido”. In seguito, è passato a Sky, sul canale Alice, dove è stato co-conduttore del programma Bischeri e bischerate. Nel 2013 è poi tornato a La prova del cuoco.

La sospensione di Bigazzi dal programma delle 12 di Rai 1 è stata data in diretta dalla conduttrice Elisa Isoardi durante La prova del cuoco quattro giorni dopo la “ricetta” che aveva suscitato scalpore in numerosi spettatori. Tutto è successo mercoledì 10 febbraio quando Bigazzi durante la puntata ha citato un proverbio toscano che dice “a Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto” (che significa letteralmente “il giovedì grasso chi non ha più carne da mangiare si ciba del gatto”) riferito a quando, in passato, ci si cibava anche di gatti per sopperire alla mancanza di proteine durante la fine del periodo invernale.  L’esperto ha quindi spiegato come si fa a cucinare, appunto, il gatto. Ricordando quando “lo si teneva per tre giorni nell’acqua del torrente” per preparare al meglio “le sue carnine bianche”. Inevitabili le proteste, esplose anche sul web, di tutto il mondo animalista.

In seguito alle polemiche suscitate dal caso, lo stesso Bigazzi spiegò: “Negli anni 30 e 40 come tutti gli abitanti del Valdarno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c’era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze”.