De Rossi, addio Roma: ammainata l’ultima bandiera

Redazione
De Rossi, addio Roma: ammainata l’ultima bandiera

Saluta anche lui: a seguire Abate, Moretti e Pellissier

È stata un’ultima giornata di campionato densa di colpi di scena, di batticuore e stravolgimenti. È stata tale sia per quanto concerne i risultati prettamente sportivi, che per essere stata l’ultima partita di alcune delle pochissime bandiere rimaste nel calcio, italiano in particolare. Su tutti, ovviamente, il romano della Roma, tale per 18 lunghi anni: Daniele De Rossi.

Dopo oltre 600 presenze, l’eterna etichetta di Capitan Futuro, otto secondi posti in campionato, qualche Coppa alzata al cielo con la maglia della Roma e soprattutto quella notte del 2006 a Berlino: uno dei rigoristi contro la Francia, perché il suo Mondiale non poteva certo finire per esser ricordato solo con quella gomitata contro gli Usa, che gli costò il rosso ed una pesante squalifica. Sarebbe tornato giusto in tempo per la finale, in tempo per buttare nel sette quel calcio di rigore e diventare Campione del Mondo.

Lascia, ma solo la Roma: perché non lo hanno reputato all’altezza di poter continuare con quella maglia che ama, nemmeno con un contratto a gettone. E, gli estimatori non mancano, potrebbe continuare proprio in Italia: a volerlo sono in tanti, ma sarà difficile immaginarlo lì in campo, a lottare contro la sua Roma.

Non lascia solo lui, ma ad esempio Abate: oltre dieci anni al Milan, alcuni di questi anche con la fascia da capitano al braccio, che fu di Maldini e Baresi. Non sempre amatissimo, spesso criticato ma sempre professionale e dedito alla causa rossonera: lo scudetto del 2011 è anche suo, ed era l’ultimo reduce di quel Milan che non solleva quel trofeo da 8 lunghi anni e, visto l’andazzo, chissà quanti altri ne passeranno sotto i ponti. Assieme a lui, silenziosamente, un altro ex capitano: quel Montolivo mai in campo per nemmeno un minuto nel corso di questa nefasta stagione.

È stato l’addio anche di Pellissier, bandiera del Chievo: simbolo di una delle favole calcistiche più belle del nuovo millennio. Attaccante di Aosta, che ebbe la grande chance anni fa di andare al Napoli, ma decise di restare nella sua Verona, a lottare per tenerla in A a suon di gol: anche quest’anno, la stagione del commiato, lui a quaranta primavere si è fatto valere, prendendosi il lusso di un gol allo scadere contro l’Inter sotto la curva, con un lob al signor Handanovic.

E poi ancora, Moretti del Torino, che lascia il campo ma non i granata, con un presumibile ruolo nello staff di Mazzarri, capace di portare il Toro al settimo posto e ad una Europa League sfuggita solo per “colpa” della Lazio, vincitrice della Coppa Italia. E ancora, Sorrentino (che lascia il Chievo ma non il calcio) fino a Dainelli in Serie B: ultimo anno al Livorno, dopo una vita in A e stagioni memorabili in particolare alla Fiorentina.

E a proposito di quest’ultima e di addii, dopo 17 anni potrebbe essere finita l’era Della Valle. Arriva, forse, Commisso: dopo il terrore della retrocessione sfiorata nell’ultima giornata di A.