Dramma di Montesarchio: quando Luigi portava il piccolo Domenico in ufficio

Il Caudino
Dramma di Montesarchio: quando Luigi portava il piccolo Domenico in ufficio

Montesarchio. Il ricordo è vivo, soprattutto risuonano quelle parole che diventavano una domanda a cui nessuno sapeva rispondere:
“E Domenico, dimenticate Domenico?”
A quel punto, si poteva solo cambiare discorso per non aggiungere pena a pena. Luigi Piacquadio per tanti anni è stato segretario comunale a Ceppaloni.
I dipendenti lo ricordano ancora benissimo come una persona molto preparata, sensibile e disponibile.
Si può dire che guidasse gli uffici con la dolcezza, centrando importanti risultati.
E così i suoi ex dipendenti sono rimasti sconvolti dalla notizia arrivata ieri che il loro segretario avesse ucciso il suo unico figlio Domenico.
Loro hanno tastato con mano come il padre amasse quel ragazzo, nato diverso dagli altri.
A volte, era costretto a portarlo in ufficio e tutti si rendevano conto di quel legame forte e protettivo.
Il dottore Piacquadio aveva perso la moglie, la mamma di Domenico, tre mesi dopo la nascita di quest’ultimo.
Come spesso avviene negli uffici, si era creato un clima familiare e gli impiegati lo invitavano, con tanto affetto a rifarsi la vita. E, lui rispondeva sempre con quella domanda.
Temeva che nessuna donna potesse imbarcarsi il peso di poter curare un ragazzo diverso.
Non solo: già più di venti anni fa, quando Domenico era solo un ragazzino, lui temeva per il suo futuro.
Non si dava pace nel pensare cosa potesse succedere al figlio, quando lui non ci sarebbe stato più.
Poi era riuscito a trovare una compagna: la sorella della moglie che voleva sinceramente bene al figlio.
Al matrimonio aveva invitato tutti gli impiegati che erano strafelici per lui.
Ma con il passare degli anni, con l’arrivo della vecchiaia, quell’antico tarlo era tornato. Cosa sarebbe successo del figlio, quando lui e la moglie non ci sarebbero stati più?
Quella domanda gli ha fatto affondare il coltello nel petto del figlio che aveva curato, giorno dopo giorno, per ben 38 anni.
Ma compiuto il gesto, ora resta il rimorso: perchè a quel padre che oggi si trova in una cella del carcere di Capodimonte, il figlio mancherà tanto, troppo. E non si può che provare pietà e rispetto per questa vicenda davvero straziante.