Facite ammuina: tentativo di analisi sulla situazione ecclesiale a Cervinara
Facte ammuina recitava un regio decreto destinato alla Regia Marina Napoletana di cui San Gennaro oggi celebrato era grande ammiraglio, decreto poi rivelatosi un falso storico.
Queste parole mi vengono in mente per commentare da esterno, non privo di esperienza, tutto un rincorrersi da mesi di notizie online, sui social e verbali che parlano delle eventuali conseguenze dell’attuale situazione ecclesiale a Cervinara.
Terra da sempre con un altissimo senso religioso (si pensi ad una delle possibili etimologie del nome Cereris Ara) fucina di vocazioni sacerdotali e religiose, terra ospitale di presuli e cardinali, madre di varie devozioni mariane e legate ai Santi, soprattutto martiri, alcune delle quali hanno subito trasformazioni non da tutti condivise. Insieme alle modifiche di qualche bene di culto trattato come se fosse di proprietà privata dove il gusto personale è proposto al culto della collettività accusata di essere più attaccata all’esteriorita’ che all’essenza. Si dimentica perciò quello che il grande studioso del Sacro Mircea Eliade spiegava sui simboli, elementi di collegamento col divino. Occorre perciò stare attenti da tutte le parti prima di emettere giudizi che non trovano riscontro nella traditio, soprattutto locale.
Si assiste a qualche generoso ritorno di feste religiose e a un tentativo di programmazione anche civile nelle diverse comunità ma sono ancora proposte che provengono da laici, talvolta esterni, che si organizzano autonomamente con il permesso dei parroci. Non si può ridurre una festa civile alla sola sagra del panino, rimane però un plauso ai coraggiosi organizzatori che hanno iniziato un cambiamento.
La comunità di Cervinara ospita sei parrocchie, pur essendo estesa ha un numero esiguo di abitanti, per qualcuno del luogo o esperto esterno sarebbero troppe. Basti pensare alle varie processioni del Corpus Domini dove, pur essendosi ritrovata un’unità di partecipazione, manca la scelta profetica e di pastorale liturgica unitaria di farne una e buona utilizzando di volta in volta delle chiese stazionali, magari lasciando all’Abbazia Santuario Diocesano il centro di partenza di esse. Durante una di queste una volta è stata rilasciata una intervista col Santissimo in mano nell’Ostensorio, cosa che ha lasciato perplesse non poche persone.
Non ci sfuggono le migrazioni da una parrocchia all’altra dei fedeli, che cambiano di periodo in periodo. Quasi come il gioco del criceto, il quale dove trova cibo e accoglienza lì decide di stare. Si verifica così il concetto di parrocchie di elezione a dispetto di quelle anagrafiche. Migrazioni che non escludono gli stessi operatori pastorali. Corre anche voce della questione di alcuni fedeli vicino al Santuario cittadino dei Santi medici Cosma e Damiano che si sentono più parte della comunità di Sant’Audiutore, che officia per antico diritto quella Chiesa, rispetto alla parrocchia di San Marciano di cui farebbero parte.
Si mormora da leggende paesane che attualmente qualche Chiesa si apra alla sola spinta delle mani e non sempre brilli per pulizia e ordine.
Sono questioni che ritornano sul piatto del popolo, così come la frequenza domenicale che va scemando in alcune frazioni, sottolineata anche dallo sfogo ormai abituale di qualche sacerdote che utilizza il pulpito per lanciare messaggi di diverso genere non da tutti apprezzati o capiti. Soprattutto quando questi messaggi riguardano la vita civile delle persone e non l’ambito religioso o quando tendono a bacchettare alla maniera dei preti del dopo guerra.
La mancanza di progetti unitari delle parrocchie condivisi sui giovani viene sostituita con belle e lodevoli comparse durante le processioni in cui si vedono numerosi giovani talvolta assenti dalla vita parrocchiale e sacramentale, così come in alcuni comunità grazie alla presenza di associazioni e movimenti si fanno ancora campi scuola a cui non sempre partecipano i sacerdoti occupati in altre questioni urgenti. Nonostante queste cose rimangano delle lodevoli e valide iniziative, la pastorale sembra essere dei grandi eventi e non della quotidianità. L’unica pastorale che funziona è quella dei Sacramenti e delle Messe ma le programmazioni pastorali globali fanno fatica ad essere messe in atto. Ci sono programmazioni pastorali parrocchiali pensate, scritte e deliberate dai consigli pastorali?
Il diritto Canonico è giustamente invocato per le questioni di morale familiare ma pare essere dimenticato per le altre.
Infatti l’ ammuina cresce anche in mancanza di un dialogo per formulare un calendario condiviso di appuntamenti. Ne abbiamo esempio con la processione di San Gennaro il 22 p.v. , quella di San Pio a Valle con tanto di festa civile il 23 p.v. e quella dei Santi Medici Cosma e Damiano sempre lo stesso giorno….per non parlare che anche San Marciano forse farà qualcosa per San Pio in quella giornata e gli abitanti del Rione San Pietro giocato d’anticipo con il 25 e 26 agosto nell’ambito della rassegna comunale.
Insomma un paese “piccirill ma chin ‘e Devozion” organizzate male, già immaginiamo la gente che corre da una parte all’altra o che fa la scelta tra santi o di rimanere nel proprio quartiere, impedendo la comunione e la solidarietà tra comunità. Qualcuno sceglierà forse di rimanere a casa perché non può mica stare in processione due giorni?!
Occorre che le comunità ricomincino a dialogare tra loro e non soltanto per la processione del divino Bambino all’Epifania.
Fortunatamente la trasmissione della Fede si perpetua attraverso la catechesi svolta con amore da diverse persone e con le attività di movimenti e associazioni ancora presenti ed operanti. Dove si distinguono persone di buona volontà e formazione.
Anche se sta crescendo il fenomeno del proselitismo di sette e nuovi movimenti religiosi come quello dei testimoni di Geova che a gruppi numerosi vengono ad “evangelizzare” il territorio da varie parti d’Italia, provate a trovare un albergo libero nel fine settimana in Valle Caudina, sono tutti occupati da loro, questo perché? La risposta la troviamo nell’autorevole parola del magistero della Chiesa, mi permetto di citare un estratto di ciò che la Chiesa Cattolica ha dichiarato tempo fa:
“ In particolare, tra le cause che maggiormente favoriscono l’espandersi delle sètte, va sottolineata la scarsa conoscenza della Sacra Scrittura da parte della maggioranza dei fedeli. Si tratta di una ignoranza che a sua volta è parte di una più ampia difficoltà di molti credenti in rapporto alla conoscenza della propria fede, frutto di una scarsa o inefficace catechesi, o anche di una prevalente attenzione alle dimensioni legate alla sola promozione umana nella vita delle comunità. Anche le lacune che si manifestano negli operatori pastorali presbiteri, catechisti, animatori… vanno incluse tra i fattori di espansione delle sètte. (…). (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’impegno Pastorale della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sètte, Roma 1993, n. 11).
Occorrono perciò Scuole della Parola settimanali, introduzione alla sacra Scrittura, osservatori e convegni su Parola, liturgia e carità che non può fermarsi alla distruzione dei pacchi.
Non possiamo però in questa riflessione tacere, attraverso le parole Facite ammuina, l’enorme chiacchiericcio e pettegolezzo attorno ai sacerdoti che ha portato anche alla pubblicazione di diversi articoli con annunci di spostamenti e trasferimenti, accorpamenti e cambiamenti. E intanto sono state fatte nomine curiali anche nel mese di agosto ma nulla è cambiato.
Si ha la netta sensazione che qualcuno si diverta con astuta esperienza a mettere in subbuglio le persone di Cervinara per raggiungere come obiettivo quello di chiedere che tutto cambi affinché nulla cambi.
Dalle critiche alle frecciatine sui social, passando per le conversazioni nelle chat per giungere con repentino cambiamento ad unanimi osanna in pubblico plateali e corali che confondono coloro che sono fuori dalla scena attiva delle comunità.
Vi sono forse due tipologie di fedeli? I fedelissimi e i lontani? Tra questi ultimi meritano menzione gli sfiduciati e i defenestrati.
Quale regia si cela dietro questo facite ammuina? Sacerdoti o laci? Non lo sappiamo. Certo chi lo fa ha qualche interesse su Cervinara, interesse che esula dalla testimonianza evangelica e cristiana.
Una cosa di cui siamo certi è che bisogna ritrovare un ulteriore dialogo tra sacerdoti che ammettiamo essere iniziato da qualche tempo e la necessaria opportunità di un abbassamento dei toni da entrambe le parti.
I cambiamenti non si chiedono dal pulpito, sui social o con il pettegolezzo popolare ma in primis con la testimonianza, e poi discutendo nelle sedi opportune che sono le parrocchie attraverso le riunioni dei consigli pastorali o assemblee anche parrocchiali chieste dal popolo . Vi sono poi i legittimi incontri dei presbiteri e dei fedeli con i loro pastori e con il Vescovo.
Al Vescovo soltanto perciò la parola finale ascoltando quel sensus fidelium genuino e autentico che rifugge dai pettegolezzi e dal “facite ammuina” che qualche oscura e ormai non più credibile regia vuole istallare nel popolo, al vescovo un sano ascolto dei suoi sacerdoti, i quali devono riferire con accuratezza su quanto accade, parlando soprattutto delle risorse e difficoltà del gregge. Al vescovo anche l’ascolto dei laici operosi o delusi! Al Vescovo la cura prima delle parrocchie che sono sotto la sua potestà e di cui lui è primo responsabile. Al Vescovo, ai Sacerdoti e agli operatori pastorali spetta favorire quel clima di comunione, rispetto, verità nella carità per una diaconia di tutto il popolo di Dio che vinca le divisioni e affronti una volta per tutte le difficoltà ataviche. È inutile arroccarsi nelle proprie comunità e dire che la colpa è sempre del popolo da una parte e dei sacerdoti dall’altra.
Non serve farsi vedere insieme nelle grandi occasioni e poi non parlarsi concretamente, come non serve gareggiare nel fare le cose o sospettare di presunti scandali. L’unico scandalo è quello della divisione e della superbia vissuta nei diversi ambiti e con diversi abiti. Se qualcuno ha da dire qualcosa rispetto a ciò lo faccia con chiarezza, mettendoci la faccia e nel rispetto di tutti ma nelle sedi opportune e con la dovuta delicatezza. Papa Francesco ci invita a fuggire il clericalismo ma spesso questo clericalismo lo vediamo diffuso più tra i fedeli che tra i sacerdoti. Esaltati e idolatrati. I Sacerdoti, andrebbero secondo lo stesso pontefice, amati, aiutati e sostenuti in un ministero che non è di possesso del popolo e dei beni parrocchiali, ma di custodia del gregge ad essi affidati. L’esercizio dei tre munus sacerdotali, la comunione con il Vescovo, tra loro e i fedeli è fondamentale. La divisione per i padri della Chiesa era motivo per non celebrare l’Eucaristia.
La fede perciò non risulta essere l’iscrizione ad un registro di Battesimo ma testimonianza di tutti pastori e fedeli, nella continua convinzione che il popolo non è un bambino che deve lamentarsi e a cui dare il contentino. Il popolo va formato e ha l’obbligo di formarsi e di essere formato. Il popolo Santo di Dio non è chiamato alla maldicenza e al mormorio di piazza ma alla preghiera, all’azione, alla Carità, all’edificazione del Regno di Dio e alla Vocazione alla Santità.
Auspichiamo perciò un anno pastorale di ritrovato dialogo dove queste chiacchiere possano essere messe a tacere da reciproci gesti concreti di rinnovamento, unità, progetti comuni di carità, riscoperta delle radici cristiane, azioni sul territorio volte a favorire comunemente la promozione umana e sociale, la diffusione dei valori cristiani e la crescita di quella che potrebbe essere una bellissima unità pastorale grazie alla formazione culturale dei suoi Sacerdoti che riconosciamo essere di alto livello e alle loro diverse competenze ma anche grazie alla passione, alla dedizione, all’entusiasmo e alla generosità di tanti fedeli e religiose che sono encomiabili. Poi tutti come gli apostoli dobbiamo essere sempre pronti con la bisaccia/ valigia in mano per andare dove il Signore e soltanto il Signore attraverso il vescovo vorrà mandarci. E come oggi si scioglie miracolosamente a Napoli il sangue di San Gennaro celeste patrono di Cervinara, così possa sciogliersi questa complessa situazione pastorale insieme alla conversione di molti cuori che speriamo possano consacrarsi al cuore Immacolato e Addolorato di Maria Mistico Bagno antico ma sempre nuovo di guarigione da ogni male….e apriamole queste chiese talvolta chiuse, non apriamo soltanto i giardini di case private per feste destinate a tutti ma apriamo insieme le strutture parrocchiali e i cuori verso gli ultimi, i poveri, i disoccupati e gli emarginati senza distinzione alcuna.
Tiziano Izzo