Gemellino nasce morto, assolta ostetrica e condannato ginecologo
Gemellino nasce morto, assolta ostetrica e condannato ginecologo. Si è tenuto presso il Tribunale di Avellino, innanzi al GUP, il processo a carico dell’ostetrica Giovanna Bianco, di Monteforte Irpino, imputata di omicidio colposo e assistita dagli Avvocati Vittorio Fucci e Anna Corraro.
Omicidio colposo
L’ostetrica, che era accusata di omicidio colposo per la morte di un bimbo nato da un parto gemellare presso la Clinica Malzoni di Avellino, è stata assolta essendosi rivelate le accuse prive di fondamenta.
Il fatto risale al 31 dicembre 2020 quando una giovane donna si era recata in clinica in stato di malessere e partoriva 2 gemelli, uno dei quali, pero, nasceva già privo di vita . È stato, invece, condannato a 4 mesi di reclusione il ginecologo della stessa Clinica, sulla base della relazione del consulente medico della Procura.
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Avrebbe usato una scusa per attirarla in casa e poi, una volta nell’appartamento, l’ha aggredita tentando di violentarla.
Ma la sua reazione improvvisa lo ha colto di sorpresa così, in preda al panico, l’avrebbe uccisa strangolandola. Per ora, però, si tratta di una supposizione, di una pista investigativa.
E ieri davanti alla palazzina di via Risorgimento 1, a Grumo Nevano nell’hinterland napoletano, sostava un camioncino dei carabinieri e c’era un via vai di persone e di curiosi.
Tre militari dell’Arma piantonavano, dal lato della strada, il grosso portone a due battenti con una mezza luna in sopraluce. Un lato solo è appena socchiuso, per consentire ai militari che sono all’interno di entrare e uscire all’occorrenza.
A pochi passi di distanza due giovani donne si stringevano e piangevano in modo composto, cercando di ripararsi dietro il folto fogliame di un albero dal tronco sottile e poco slanciato.
Folla di curiosi
Tutt’intorno è invece radunata una folla di curiosi, che si snoda lungo le due ali della strada tagliata in due dalla stazione mobile dei militari dell’Arma. I telefonini cellulari a vista, per riprendere ogni frammento di una storia da cronaca nera.
A morire, a causa dell’ennesima violenza, dell’ennesimo femminicidio, è Rosa Alfieri, 23 anni, ritrovata senza vita all’interno di un appartamento in via Risorgimento, una palazzina di un piano dalle pareti scrostate e stinte.
L’alloggio nel quale è stata trovata appartiene a un giovane di 31 anni, che poi si è dato alla fuga. Sul corpo della ragazza non vi sono evidenti tracce di violenza, non vi sono cioè segni che raccontano di un’aggressione con un corpo contundente.
Per questa ragione i carabinieri della compagnia di Giugliano, cui sono delegate le indagini, hanno motivo di pensare che la ragazza possa essere stata vittima di uno strangolamento. Toccherà all’autopsia chiarire e dare certezze.
In serata è circolata la voce che il 31enne, E. D’A., che si era trasferito in via Risorgimento un paio di settimane fa, era stato rintracciato nei pressi della stazione ferroviaria di Grumo Nevano. Ma l’uomo risulta ancora ricercato.