Gennaro Pagnozzi, oltre 50 processi e solo 5 condanne: chi era ‘o Giaguaro
Contrabbando, lesioni e possesso di arma da fuoco: sono i primi capi di imputazione che raggiungono Gennaro Pagnozzi nel lontano 1976.
Da allora viene coinvolto in oltre 50 procedimenti penali e solo in 5 viene condannato in via definitiva.
Nel corso degli anni, secondo i magistrati della Direzione Distrettuale antimafia, dà vita a un sodalizio criminale che regna incontrastato in Valle Caudina per 40 anni con forti interessi anche nelle province di Benevento ed Avellino.
Non solo con legami solidi con i più efferati clan della Campania.
Si guadagna anche il soprannome di “’o giaguaro” per le sue doti di comando che restano incontrastate.
In 40 anni, un tempo lunghissimo per i boss di camorra, nessuno è mai riuscito a mettere in dubbio la sua leadership.
Sempre secondo i magistrati della Dda, la sua carriera criminale nasce a Ponticelli ed è incentrata sul contrabbando di sigarette.
Ma quando Raffaele Cutolo fonda la Nco, nuova camorra organizzata, ed impone una tassa di ogni cassa di sigarette, Pagnozzi non ci sta e si allea con i Nuvoletta e gli altri clan della Nuova Famiglia.
A quel punto, scoppia una guerra di camorra con centinaia di morti per strada. Gennaro Pagnozzi decide di trasferirsi da Ponticelli a San Martino Valle Caudina, il paese del padre.
Per i magistrati fu una scelta strategica perché era più semplice tenere sotto controllo il territorio e mettersi a riparo da faide e vendette.
Dopo qualche anno, quando i cutoliani vengono sconfitti, decide di restare in Valle Caudina espandendo il proprio dominio.
Anche perché nel frattempo sono arrivati i fondi post sisma e si aprono prospettive nuove di ingenti guadagni.
Ai Nuvoletta subentrano i Casalesi ed anche con loro viene raggiunta un’intesa. Intanto arrivano i primi colpi di magistratura e forze dell’ordine ma Gennaro Pagnozzi riesce quasi sempre a dimostrare la sua estraneità ai gravi fatto che gli vengono via via contestati.
Tanto che, in 77 anni di vita, ne trascorre solo undici in carcere.
Negli anni scorsi, durante uno dei suoi processi, dichiara pubblicamente di essere anziano e di voler fare il nonno ma ha continuato a frequentare le aule di giustizia sino agli ultimi istanti della sua vita.